Il 2014, a Mogadiscio, è iniziato il 1° gennaio con un triplice attentato. Due autobombe sono esplose in rapida successione di fronte all’Hotel Jazeera Palace, molto frequentato da diplomatici e funzionari delle organizzazioni internazionali perché situato nella zona più protetta della capitale, tra l’aeroporto e la sede dell’ONU. Ma nel giro di un’ora è esploso anche un terzo ordigno e il bilancio complessivo è stato di undici morti e una quarantina di feriti, alcuni dei quali molto gravi.
Il 2 gennaio Al Shabab, l’organizzazione fondamentalista somala legata ad Al Qaeda ha rivendicato gli attentati, che aveva già annunciato, ed in molti si chiedono come sia stato possibile ai qaedisti superare i controlli dei tre check point posti lungo le strade di accesso all’area protetta.
L’indagine che abbiamo condotto nella capitale porta a risultati sconcertanti intorno al corpo della Polizia Militare dei “Birmad”.
“Quando Mohamud venne eletto a Presidente della Repubblica nel settembre 2012, tenne un discorso memorabile in cui stimolava il senso della patria e rivalutava la presenza delle istituzioni nella vita dei somali suscitando l’entusiasmo della popolazione” ci dice uno di loro.
Mohamud ottenne anche una totale adesione dei migliori giovani – ci dice nostra fonte – quando, nel febbraio 2013, varò il progetto di un corpo speciale di guardie della Repubblica composto di 1100 uomini selezionandone 300 tra le forze armate, 300 tra i poliziotti, 300 tra l’intelligence e 200 tra le milizie di Ahlu Sunna Wal-Jamaha. La promessa era quella di un addestramento di sei mesi come truppe speciali, armamenti tra i più moderni, 200 dollari al mese di stipendio – contro i 100 dei corpi ordinari – oltre ad assistenza e cure mediche estese alle famiglie. “Birmad ” è stato il nome di queste truppe speciali che iniziarono il training a marzo e lo terminarono a luglio 2013. Il compito finale era quello di garantire la sicurezza a Mogadiscio e durante il corso i prescelti sono stati vezzeggiati e incoraggiati con ripetute visite del Presidente Mohamud, del Ministro dell’interno Guled e di altri vertici politici dello Stato. Ma appena entrati in servizio le delusioni sono arrivate rapidamente. L’armamento distribuito era quello vecchio e logoro dell’esercito nazionale e lo stipendio favoloso venne distribuito solo all’inizio. Dopo un paio di mesi le truppe scelte sono state convocate dai generali che li avevano addestrati. Uno è tra i capi della polizia di Mogadiscio Generale Mohamed Yussuf Omar, detto Madale (l’infaticabile); l’altro è il capo delle operazioni della polizia della regione Brandir, Colonnello Ahmed Hassan Malin. Il loro discorso fu dedicato in quell’occasione allo scioglimento del corpo dei “Birmad ” con l’ordine di riconsegnare le armi e tornare, per quelli che ne provenivano, ai rispettivi corpi di provenienza. “I due capi hanno creato il corpo speciale e poi l’hanno distrutto” ci ha detto la nostra fonte che preferisce restare anonima. In molti non hanno restituito le armi che portano adesso insieme alla divisa gettando la popolazione nell’incertezza in presenza di un qualsiasi militare. I più pacifici degli ex “Birmad” hanno manifestato in centotrenta la scorsa estate davanti al Parlamento per chiedere una ricollocazione, ma sono stati arrestati e rilasciati solo lo scorso 17 dicembre dopo tre mesi nel duro carcere centrale di Mogadiscio. “Tra gli sbandati degli ex “Birmad ” ci sono sicuramente anche infiltrati di Al Shabab” ci dice la nostra fonte. Gente al servizio del feroce capo fondamentalista Godane, ma che conosce orami le tecniche con le quali la polizia di Mogadiscio prova a difendersi dagli attentati. Gente che, in quanto conosciuta dai tutori dell’ordine e vestendone la stessa divisa, può muoversi indisturbata tra le fila degli amici e dei nemici. Subito dopo la prima esplosione dell’ultimo attentato a Mogadiscio, la polizia aveva aperto il fuoco, ma da una macchina hanno gridato di non sparare perché erano anche loro della polizia. Quella macchina, dicono ora i testimoni, sarebbe stata la seconda autobomba ad esplodere all’arrivo dei soccorsi per la precedente esplosione. Mogadiscio piange oggi scelte di politici maldestri e incompetenti.
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