Una risata seppellirà, anzi ha seppellito (almeno per ora), il centro di accoglienza di Lampedusa. È la risata provocata dall’uscita degli ultimi sei “ospiti”, sei siriani arrivati il 15 ottobre, diretti a Palermo per testimoniare contro lo scafista. Yusuf ha gonfiato un gommone e ha detto “finalmente ora posso tornare a casa”. I suoi compagni sono usciti ognuno con un giubbotto salvagente tra le risate di tutti. Nonostante tutto i siriani sono riusciti a conservare il senso dell’umorismo.
Quella risata voleva avere un effetto catartico sul sovraffollamento, l’invivibilità e la disumanità del Cspa dell’isola rivelata dal filmato delle docce antiscabbia che ha fatto il giro del mondo. Quella risata però si è spenta subito dopo l’udienza al tribunale di Palermo dove i sei hanno testimoniato contro lo scafista e l’organizzazione che li ha sequestrati in Libia. Li hanno portati al centro di accoglienza di Pozzallo, dal quale gli è stato impedito di uscire per le prime 48 ore della nuova detenzione, nonostante sia un centro aperto, dal quale i migranti entrano ed escono facilmente. È lo stesso paradosso vissuto dai sette eritrei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre, scampati alla morte in Libia e rinchiusi per 100 giorni a Lampedusa, hanno aiutato la giustizia volontariamente e sono stati rinchiusi di nuovo, con restrizioni maggiori degli altri migranti, fino a che hanno saltato il cancello e se ne sono andati. Chissà se Yusuf voleva usarlo veramente per tornare a casa dalla sua famiglia quel gommone, lui che fa il cuoco ed era partito per guadagnare un po’ di soldi ed è rimasto fermo tre mesi e ora è di nuovo rinchiuso.
Intanto a Lampedusa il centro di accoglienza è ormai vuoto e iniziano lentamente i lavori di ristrutturazione in attesa dell’estate e dei nuovi arrivi. Il sistema dell’accoglienza che ha generato le docce antiscabbia, invece, non sembra subirà variazioni di rilievo: il Canale di Sicilia è pattugliato dalle navi militari dell’operazione Mare nostrum mentre il centro è ancora nelle mani della cooperativa Lampedusa Accoglienza, quella “licenziata” dal governo. È così che Lampedusa aspetta l’arrivo della primavera, mentre sull’isola stanno arrivando decine di associazioni impegnate da anni sul tema immigrazione per scrivere la Carta di Lampedusa, per impegnare tutti al rispetto della dignità di chi viene dal mare.
Una situazione in continua evoluzione che Articolo 21 inizia a raccontare attraverso un suo circolo aperto sull’isola, una finestra dell’associazione a Lampedusa. Mauro Seminara (che a Lampedusa ci vive) e Valerio Cataldi cureranno le cronache dall’isola di Lampedusa per continuare ad illuminare le periferie del mondo a partire proprio dalla “porta d’Europa”. La finestra su Lampedusa di Articolo 21 fa è parte dell’iniziativa appello lanciato congiuntamente con la rivista San Francesco d’Assisi “Nessuno escluso” affinché politica, istituzioni e semplici cittadini non spengano i riflettori sulla tragedia che ogni giorno coinvolge uomini e donne di ogni paese “.
È l’impegno che Articolo 21 assume con il presidio aperto a Lampedusa.
Fotografia di Anna Matteoni (croce rossa italiana)