di Pino Scaccia
ROMA – L’ultimo post di Noor è del 21 gennaio: un “buongiorno” ai suoi 1822 amici su Facebook (https://www.facebook.com/NoorLashkarGah) con un’immagine delicata: due tazze di “ciai” per la colazione davanti a un panorama suggestivo.
Adesso tutti gli amici lo piangono e riempiono la bacheca di messaggi tristi. Il giorno dopo quel post infatti Noor è stato rapito e il giorno dopo ancora è stato ucciso di botte. Aveva 29 anni. Lavorava a radio Busd, ma fino all’autunno scorso era corrispondente del New York Times. Conosceva bene l’inglese e certamente aveva rapporti stretti con le truppe americane in tutto l’Helmand. Il “torto” di Noor Ahmad Noori era di operare e vivere a Laskhhar Gah, nota roccaforte talebana (e sede, tra l’altro, di un ospedale di Emergency). Lo hanno ritrovato in un sacchetto dell’immondizia gettato per strada: bruciato, mutilato da decine di coltellate, una fine orrenda. Negli ultimi giorni era sparito anche dalla radio, forse perchè minacciato. E’ il 235esimo reporter ucciso in Afghanistan dal 2001. Una violenza ripresa, dopo anni di calma, l’anno scorso con tre giornalisti assassinati. L’ultimo a maggio: Mohammad Nasim Turak, famoso fotoreporter della provincia di Lagham. La strage continua.
Da dazebao.it