Il suo lavoro era quello di fotografare i detenuti uccisi. Le immagini consegnate a tre esperti di crimini di guerra. Che parlano di “pistola fumante”. Ma intanto l’ONU…
di Riccardo Cristiano
Lui lavorava per conto del regime siriano. Il suo lavoro era quello di fotografare i detenuti deceduti per procedere all’elaborazione dei certificati di morte. Poi è scappato e ha consegnato a tre esperti di crimini di guerra, tra i quali uno dei più noti, il professor Crane, undicimila fotografie di siriani detenuti e uccisi nelle prigioni di Assad.
Le foto evidenzierebbero, secondo il rapporto pubblicato per prima dalla CNN, che ai detenuti in molti casi è stato a lungo negato il cibo. Come per altro accade a molti cittadini siriani, puniti collettivamente dal regime con la privazione del cibo e la morte per fame o disidratazione, come accade nel campo profughi palestinese di Yarmouk. Qui e nella periferia damascena di Ghouta l’ONU ha denunciato non soltanto il crimine di aver impedito l’accesso alla popolazione civile di cibo e farmaci, ma anche l’aver aperto il fuoco contro i convogli di aiuti umanitari.
Ma torniamo alle fotografie, agli undicimila detenuti uccisi nelle prigioni di Assad. Uccidere i prigionieri è un altro crimine di guerra abbastanza noto, e il professor Crane, raggiunto dalla CNN, non sembra nutrire molti dubbi sulla verità e la gravità di quanto documentato: “questa è la pistola fumante”, avrebbe detto, riferendosi alla famosa “prova”, nel gergo americano, dei crimini di guerra perpetrati dal regime siriano.
Ma intanto il circo di Ginevra 2 procede, indisturbato. Anzi, con dei fuori programma davvero di qualità. Come l’invito formulato ieri dall’ONU all’Iran, che non ha partecipato a Ginevra 1 e quindi non ne condivide i risultati. Come suggerito dagli americani giorni fa (un chiaro bluff minaccioso per costringere gli insorti siriani ad andare a Ginevra), l’Iran dunque è stato invitato veramente, dall’ONU. Ma poi gli altri che hanno deciso di partecipare a Ginevra 2 sulla base dei risultati di Ginevra 1 (e delle minacce Usa e russe) sono insorti: che fate, cambiate le carte in tavola a 24 dall’inizio della partita? Anche gli americani , probabilmente sbalorditi, hanno dovuto chiamare Ban chiedendogli conto di una simile novità dell’ultim’ora: e così dal palazzo di vetro si sono precipitati a ritirare l’invito. Sarebbe interessante conoscere i termini della seconda lettera, con quali parole dall’Onu avranno spiegato a Tehran, “scusate ma ci siamo sbagliati, non siete più invitati.”
In una simile babele c’era forse tempo di occuparsi degli 11mila detenuti massacrati in prigione?
Da ilmondodinnibale.it