A sedici anni tutto è da scoprire, la vita è ancora intera, possibile, e il futuro un’opportunità. Così anche per Paoletta, che però di avere “tutta la vita davanti” non è affatto entusiasta. Forse perché odia le frasi fatte o semplicemente perché è diversa dalle altre ragazze: detesta Facebook, legge Anna Karenina e allo shopping con le amiche preferisce le passeggiate silenziose con il fratello minore, Richi. O forse è proprio lui a renderla diversa: Richi ha dodici anni, le gambe così fragili da reggere solo pochi passi strascicati, e una vita complicata davanti. Insieme a lui Paoletta attraversa il confine che divide lo splendido giardino di casa loro dalle Margherite, il quartiere popolare, dove gli appartamenti sono modesti, le giostrine arrugginite, e dove c’è Antonio, anche lui, a modo suo, diverso. L’unico che sa leggerle dentro e che l’aiuterà, almeno per una volta, a lasciarsi trovare.
L’ambiente emotivo e sentimentale che la protagonista adolescente – voce narrante del romanzo – esplora è dunque quello della famiglia, e attorno a questo universo si declinano sottotraccia i quesiti centrali del libro: può l’individuo trovare autentica espressione di sé dentro la famiglia? Qual è il rapporto tra famiglia e società? Nella vicenda si profila il tema delle diverse classi sociali, del conflitto dell’interesse privato – perseguito in modo spregiudicato e criminale – contro il bene pubblico. Paoletta, scoprirà la truffa all’origine della ricchezza di famiglia e scoprirà che il “familismo amorale” del suo clan sfascia l’individuo, lo rende fragile, malato, infelice, solo. Solo quando realizzerà la possibilità di intrecciare legami affettivi “fuori” dallo spazio ristretto famigliare (e, per estensione, fuori dalla propria appartenenza sociale) realizzerà un modo più “umano” di stare al mondo. Anche il legame con il fratello non “normodotato” farà saltare le sbarre del consueto dualismo “normale-diverso”, per emanciparsi da una forma di innaturale separatezza a un mondo di possibile e reale condivisione. Perché in fondo la vera protagonista del libro è la gioventù, l’età fiorita, quella in cui “tutto è ancora intero”, tutto è possibile. In questo contesto vitale, fortemente positivo, Paoletta e Richi rappresentano, ciascuno a loro modo, una pienezza di energia vitale che nella tensione verso un’alternativa possibile rende verosimile il cambiamento.
Hanno detto di Tutta questa vita
– Raffaella Romagnolo aveva già dato prova di talento con La masnà. Con tutta questa vita conferma sensibilità e stile (Silvana Mazzocchi – la Repubblica)
– Richi è una specie di fratello minore di Paolo, l’indimenticabile figlio disabile di Nati due volte, uno dei grandi libri di Giuseppe Pontiggia (Margherita Oggero – Tuttolibri La Stampa)
– Questo nuovo romanzo dell’autrice del fortunato La masnà è molto bello. Ha la lingua veloce e parlata di Paoletta, protagonista sedicenne che coltiva una grazia antica. (Valeria Parrella – Grazia)
RAFFAELLA ROMAGNOLO
Giornalista e scrittrice, vive a Rocca Grimalda. Ha scritto L’amante di città (Fratelli Frilli, 2007) e, per Piemme, La masnà, che ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica. Tutta questa vita è il suo terzo romanzo.