Le slot machine mangiasoldi sono non solo elementi di diffusione di una patologia, ma strumenti di disuguaglianza.
E’ noto che alla “fortuna” si rivolgono i più poveri, che con le loro scommesse diventano sempre più poveri insieme alle loro famiglie, mentre la loro disperazione si traduce in un fiume di denaro che va in gran parte a pochi ricchissimi operatori e per una quota importante alla Stato.
Il recente “incidente” della votazione – anche da part del PD – dell’emendamento che penalizzava le regioni contrarie alla diffusione delle sale giochi ha reso evidente quanto disinteresse ci sia da parte di gran parte delle forze politiche sulle ricadute sociali di questa “spremuta di disperazione”, denunciata – va detto – dai grillini.
La senatrice Federica Chiavaroli – alfaniana, amante della famiglia (la sua) e artefice dell’emendamento – ha dichiarato con disarmante cinismo che a lei premeva solo garantire le entrate dello Stato, minacciate dal mancato introito dovuto alla lotta alla ludopatia. Povertà, disperazione e disparità sociale sono scosse sismiche letali per la tenuta democratica della Stato, che ha nell’uguaglianza sociale uno dei suoi pilastri.
Se una mediocre senatrice non coglie questo nesso può dispiacere, ma a chi è di estrazione berlusconiana non si può chiedere di preoccuparsi degli ultimi. Quello che invece pretendiamo dai parlamentari del PD.è più professionalità politica. Se non sanno quello che votano, se ne vadano.
La disuguaglianza crescente non ammette l’incapacità.
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