L’inferno in Siria continua. E continua soprattutto per i reporter: sono addirittura sei adesso quelli rapiti. La Francia ne ha addirittura quattro sequestrati sei mesi fa, ma il ministro degli esteri Laurent Fabius si è esposto oggi pubblicamente affermando di avere “tutte le ragioni di pensare” che siano tutti ancora vivi, nonostante il lungo tempo trascorso dalla loro scomparsa, anche se non ha voluto aggiungere particolari. Si tratta di Didier Francois, inviato di radio Europe 1, ed Eduard Elias, reporter free lance, fermati il 6 giugno a un posto di blocco sulla strada per Aleppo e di Nicolas Henin e Pierre Torres, giornalista e fotografo indipendenti rapiti il 22 giugno a Raqqa. Quest’ultima è proprio la località in cui il 29 luglio si sono perse le tracce di padre Dall’Oglio. Da qualche tempo non ci sono più notizie di “Abuna Paolo”, come i siriani chiamano il missionario italiano, definitosi il “cappellano della rivoluzione”, una posizione che ha guadagnato sul campo con la presa di posizione contro il regime di Damasco e che dunque nasconde molti interrogativi sul suo sequestro. Sono trascorsi, del resto, meno di cinque mesi di prigionia e, come anche dimostra la liberazione di Domenico Quirico, ci sono tutte le ragioni per ben sperare in una soluzione positiva della vicenda, nonostante le informazioni spesso contrastanti, probabilmente frutto di una “guerra” ormai soprattutto mediatica.
Purtroppo, a fronte di una buona notizia, ecco che arriva un drammatico aggiornamento. A settembre sono stati rapiti in Siria anche due giornalisti spagnoli anche se l’informazione è stata diffusa soltanto oggi. Si tratta del corrispondente del quotidiano “El Mundo” Javier Espinosa e del fotografo Ricardo Garcia Vilanova. Sono stati sequestrati il 16 settembre secondo quanto riferisce lo stesso quotidiano nell’edizione online. I due reporter sono stati presi insieme a quattro combattenti dell’esercito libero siriano che in teoria avrebbero dovuto proteggerli. I quattro siriani sono stati liberati dopo dodici giorni, gli spagnoli no. E la confusione continua. La zona del sequestro è sempre la stessa, quella di padre Dall’Oglio, cioè Raqqa, nei pressi della frontiera turca. Pensare che stavano lasciando la Siria dopo due settimane di reportage.