Per me – come per tutti quelli che hanno seguito per molti anni, nei lavori storici, come attori a livello locale e nazionale e ancora da osservatori nei più diffusi quotidiani – quel che succede nella politica italiana suscita oggi una sempre più strana impressione. Non colpisce tanto il parlare, acceso e quasi esagitato, dei protagonisti (come dei luogotenenti o ancora dei comprimari) che si misurano sugli argomenti più importanti sul piano politico e parlamentare, come se vincere la battaglia di oggi fosse quasi più importante che vincere la guerra o che domani, non più tardi di domani, ci fosse la battaglia decisiva e non si potesse perdere un minuto secondo.In questo modo non si riesce a cambiare come è ormai necessario di fronte a tutto quello che sta cambiando in Italia e nel mondo e alle novità che anche sul mondo del lavoro ha già annunciato-per alcuni in maniera inaspettata -il nuovo segretario del Partito democratico Matteo Renzi e che,a quanto pare,tutti ritengono accettabile all’interno del maggior partito della sinistra.
Colpisce ancora di più la sostituzione quasi completa della tattica, della ricerca di una posizione astratta (cioè slegata dagli argomenti e legata alla posizione del momento) di vantaggio rispetto agli avversari del momento. A seconda cioè che l’interlocutore faccia parte della maggioranza (che mette insieme – e questo è oggettivo – forze tra loro molto diverse sul piano politico come su quello dei contenuti e dei comportamenti politici osservati) o invece dell’opposizione.
E questo avviene prima di tutto per scelta dei protagonisti che sono sempre più legati ai media che parlano di loro e sono capaci a distanza di un giorno di lanciare una parola d’ordine soprattutto per saggiarne l’effetto e il giorno successivo, o al massimo due giorni dopo, aggiustare o modificare, a volte quasi completamente quella parola d’ordine sia per essere sicuro di non lasciarsi alle spalle disagi o difficoltà all’interno del proprio schieramento sia per rendersi conto delle reazioni avvenute non tanto sui mezzi di comunicazione ma soprattutto da parte delle forze importanti a livello economico-sociale e politico-culturale di cui devono tenere conto.
Questo si è già verificato nei giorni scorsi a proposito della legge elettorale e credo di poter dire che il “mattarello corretto” di cui si è già parlato, inteso come scontro di coalizioni a doppio turno,non è detto che sia la soluzione che si realizzerà nè quella che potrà trovare d’accordo non soltanto intendendo maggioranza, da una parte, e opposizione, dall’altra. Ma occorrerebbe aggiungere subito dopo che la questione su cui si scateneranno fatalmente nei prossimi mesi i problemi maggiori e gli scontri interni più forti sarà la durata reale dell’attuale legislatura.
Se il nuovo segretario del maggior partito di centro-sinistra, Matteo Renzi, ha un obbiettivo interesse, da una parte, ad affermare le novità che sta annunciando da quando ha raggiunto il suo primo obbiettivo, ma, dall’altra, a fare in modo di essere l’uomo che realizzerà il programma e questo non potrà avvenire con il governo Letta, al di là dell’accordo possibile( e in parte reale) tra i due uomini nuovi del Partito democratico.
E dico questo perchè la condizione economico-sociale del paese- come dimostrano tutti i dati a disposizione che riguardano la distribuzione delle ricchezze come il livello di povertà e difficoltà di un numero enorme di famiglie impongono di agire presto e quindi di non attendere che le cose si risolvano senza mutamenti nell’anno che sta per iniziare.Ci vorranno,se si vuole che i mutamenti avvengano è che si registrino presto,nelle prossime settimane, nella politica come nei comportamenti del governo, del parlamento come dei gruppi dirigenti.
Se Renzi come Letta non si rendono conto,invece, dei pericoli che ci sovrastano possono andare incontro a un periodo di inaspettata difficoltà e di conseguenze negative non soltanto per loro ma per gran parte degli italiani.