Come ogni anno, l’organizzazione non governativa “Reporters without Borders” stila la classifica mondiale della libertà di stampa e anche quest’anno la Russia viene collocata in quella fascia che definisce gli stati “in una situazione difficile” per ciò che riguarda la libertà di informazione. Per molti l’ultimo colpo sferrato da Putin non è altro che lo step finale di una già compromessa libertà di informazione. Il presidente russo, infatti, il 9 dicembre, con un decreto a sorpresa e di valenza immediata, ha chiuso l’agenzia di stampa governativa Ria Novosti che sarà sostituita da “Russia Today” da tutti già etichettata come “filogovernativa” e che, a detta del capo dell’amministrazione del Cremlino, “dovrà usare i soldi pubblici più razionalmente”.
Ciò che più ferisce, forse, è che questa emittente televisiva era stata fondata nel 1941 per coprire l’informazioni proveniente dal fronte bellico e in seguito ripristinata da Mikhail Gorbaciov nel 1990 con l’intento di “procedere nell’interesse della democratizzazione dei mass media”. Di tutte le emittenti, infatti, era Ria Novosti che cercava di offrire una copertura più equilibrata delle notizie in Russia e ciò le era permesso dalla sua portata: aveva corrispondenti in 45 paesi e pubblicava il 14 lingue diverse.
Il sospetto è dunque che il decreto non sia che un mossa con cui ridefinire il sistema dell’informazione pubblica in modo da renderlo ancora più aderente al punto di vista del Presidente, visto anche che a capo di questa nuova agenzia si troverà Dmitry Kiselev, strenuo supporter del Cremlino conosciuto per le sue visioni ultra-conservatrici. Kiselev, infatti, ha subito affermato che il suo obiettivo sarà “restaurare un equo trattamento della Russia all’estero”.
Alle dichiarazioni di Kiselev si sono aggiunte quelle del capo dell’amministrazione del Cremlino, Sergey Ivanov, il quale ha spiegato che il motivo che sta alla base della chiusura sarebbe economizzare il budget cercando di incrementare l’efficienza dei mass media governativi. Ivanov ha affermato inoltre “la Russia svolge una politica autonoma e difende i propri interessi nazionali. Deve spiegarlo al mondo. Non è cosa facile, ma va fatta”.
Lo stupore della notizia si leggeva nel volto dei giornalisti, reporter, fotografi che nella maggioranza dei casi verranno licenziati. Credevano, forse, di essere relativamente liberi nel fare informazione.