Se l’Europa diventa una paura, la si può sfruttare per fare consenso. E’ questa la strategia di posizionamento della destra berlusconiana (ed oltre) e del M5S, in vista delle possibili elezioni anticipate nazionali, ma anche di quelle sicure europee. Queste forze puntano sul concetto “euro-uguale-disgrazie”, come capro espiatorio di tutti i nostri danni. Una superstizione economica che ha lo stesso valore di dare la colpa della crisi all’avvento delle foto a colori.
I fatti invece dicono che non è l’euro il colpevole; anzi, se tornassimo alla lira felix, il latte costerebbe 10.000 lire al litro, per via di un’inflazione fulminea e devastante.
Così, fanno ancora più impressione le 350.000 persone in piazza a Kiev, con il freddo a -5°, represse da continue cariche della polizia, che chiedono di entrare nell’Unione Europea. Mentre nelle nostre piazze nei salotti televisivi c’è chi tratta l’Europa come un rifiuto tossico da smaltire al più presto.
Ma il problema c’è.
Ormai è chiaro a tutti: o si va avanti verso l’unità politica o si regredisce ad un trattato bancario-commerciale, con Stati-Banche che prestano soldi e esigono garanzie da Stati-Clienti. Così questo grande sogno è diventato anemico, perché mancano i globuli rossi della politica ambiziosa e siamo intossicati dalle tossine della diffidenza. Che sta diventando paura.
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