Secondo gli ultimi dati sono oltre 67 mila in Italia le persone stipate in celle che potrebbero contenerne, meglio dire dovrebbero, non più di 40 mila; Istituti di pena che definire fatiscenti sarebbe un vero eufemismo. Eppure gli allarmi lanciati – dai Radicali Italiani che ne hanno da sempre fatto una questione di principio e di democrazia illuminando un tema spesso ignorato da gran parte dall’establishment politico e mediatico – sono giunti negli anni anche da molte associazioni umanitarie, Istituti di pena, guardie carcerarie e detenuti, movimenti civili e religiosi, una denuncia di degrado e violazione dei diritti umani, che il Consiglio d’Europa, con il proprio Comitato antitortura (Cpt) ha mosso al nostro paese: “un livello importante di sovraffollamento nei penitenziari visitati”. Un tema dunque dirimente per chi ha a cuore i diritti umani e l’applicazione della nostra Carta Costituzionale.
Era il 28 luglio del 2011, non l’altro ieri, quando il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, decise di lanciare dal Senato della Repubblica, in occasione di un Convegno sul tema, il suo accorato appello sulla tragedia carceraria italiana: “Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile… un’emergenza assillante, dalle imprevedibili e al limite ingovernabili ricadute, che va affrontata” e auspicava che si fosse capaci di uno “scatto, di un svolta, non fosse altro per istinto di sopravvivenza nazionale”. E a solo un anno di distanza, nel 2012, Napolitano tornava a chiedere “nuove e coraggiose soluzioni strutturali e gestionali”.
Oggi, alle soglie del 2014, nel più assoluto immobilismo politico, Marco Pannella, nuovamente in sciopero della fame e sete, insieme alla sua compagine politica e sostenuto da una nutrita e trasversale adesione (come ricorda proprio su Articolo 21 Valter Vecellio che sul nostro sito insieme a Bruna Iacopino non hanno mai smesso di illuminare la situazione carceraria), rinnova la proposta della Marcia di Natale per l’amnistia e l’indulto, alla quale Articolo 21, ovviamente, aderirà.
“Aderiamo con convinzione – rileva Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 – e chiediamo a tutto il mondo dei media di illuminare, oltre all’evento del 25 dicembre, la situazione carceraria nazionale che noi crediamo essere una di quelle ‘periferie’ dimenticate. Cerchiamo di evitare di trovarci, come spesso accade con faciloneria, nella ‘storia di una tragedia annunciata’. Il tema è emerso anche in occasione del nostro Forum di Assisi, conclusosi lo scorso 15 dicembre. Un appello, lanciato dal Forum, a non dimenticarsi della situazione, degradante e inumana, oggi nuovamente agli ‘onori della cronaca’, all’interno dei Centri di identificazione e espulsione (Cie), che non sono centri di accoglienza ma luoghi di detenzione”.
Articolo 21 lo ha fatto di recente. Grazie all’osservatorio permanente ha lanciato la notizia, prima che fosse disponibile, del “famoso” video di Lampedusa che poi ha fatto scalpore nazionale, passando su i Tg nazionali. Un impegno coerente, quello di Articolo 21, che proseguirà il 25 con la propria delegazione. L’appuntamento è alle 10 in Piazza San Pietro, per poi raggiungere insieme al corteo, Piazza San Silvestro.