Ormai sapete tutto: Matteo Renzi a valanga e una vittoria limpida, cristallina, mai in discussione nemmeno per un istante. Non lo giudico: mi sono già espresso sul suo conto in numerose occasioni e, naturalmente, ieri nel mio circolo ho accordato la mia fiducia a Gianni Cuperlo, nel disperato tentativo di far vivere un’idea di sinistra che rischia sempre più di affievolirsi.
Tuttavia, per quanto nutra infinite perplessità circa le capacità di Renzi come segretario e la sua effettiva volontà di ricoprire questa carica per almeno un anno e mezzo, in attesa di mettersi in corsa per Palazzo Chigi, considero comunque sbagliato e negativo l’atteggiamento di quanti in queste ore stanno maturando l’idea di abbandonare il PD: non si fa, non è corretto ed è la negazione stessa dello spirito delle Primarie.
Quando si accetta una competizione così aspra e la si eleva a proprio simbolo, quasi a propria ragione costituente, bisogna avere pure il coraggio di accettarne l’esito, anche quando è triste, anche quando è drammatico, anche quando è l’esatto opposto di ciò che avremmo voluto, desiderato o sognato.
Personalmente, ribadisco, non ho votato Renzi e attendo con ansia che smentisca i miei dubbi, che dimostri di avere realmente a cuore i valori della sinistra, che si impegni a sostenere lealmente il governo Letta fino al 2015, che faccia della difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori la propria bandiera, che restituisca entusiasmo e speranza alle generazioni “perdute”, che motivi anche coloro che non lo hanno votato e guardano a lui con perplessità e scetticismo e, soprattutto, che accantoni l’impropria parte del Giamburrasca per vestire i panni di segretario del primo partito del Paese.
Mi auguro di cuore che faccia tutto ciò, che sappia guardare al futuro, che riesca a far ricredere chi, come me, gli ha sempre preferito qualcun altro, che si rechi nelle case del popolo di quelle regioni rosse che pure sono state munifiche di voti nei suoi confronti e rassicuri i militanti storici che la “rottamazione” non comprende anche i sogni e le speranze di Gramsci e Berlinguer, che vada a visitare l’ILVA di Taranto e si faccia carico del dramma della Sardegna in ginocchio, che non si dimentichi dei poveri e degli ultimi, di un’Italia sempre più misera e fragile, di un’Europa nella quale davvero è indispensabile “cambiare verso” e anche alla svelta, che si ricordi della grandezza di don Primo Mazzolari nel corso dell’intero mandato: insomma, che mantenga le promesse e non deluda le innumerevoli aspettative che ha saputo suscitare nella comunità democratica e anche fuori.
In poche parole, mi auguro che d’ora in avanti ci sia un altro PD ma anche un altro Renzi: un Renzi maturo e combattivo, ben diverso da quello tardo-blairiano e iper-liberista che abbiamo conosciuto nel corso delle Primarie dello scorso anno e, purtroppo, in una parte di queste. Al tempo stesso, mi auguro che fin da subito stringa un patto con Letta per arrivare al 2015 e decidere il candidato per la premiership in una leale competizione come quella che ha vinto ieri sera; e che si impegni, insieme a Civati che lo ha promesso in campagna elettorale, a portare una “tessera gold” del PD a Romano Prodi, cui non può che andare tutta la nostra gratitudine per la grandezza morale con cui ancora una volta si è messo in coda per restituirci un futuro.
Questo mi aspetto da Renzi: né più né meno. E vorrebbe dire tanto, ve l’assicuro, perché significherebbe la scomparsa di ogni forma di demagogia e populismo dai suoi discorsi, la “rottamazione” di chi pensa che i pensionati siano il male assoluto e che abbiano rubato il futuro alle nuove generazioni, una netta presa di distanza da un certo mondo della finanza, una valorizzazione di quelle radici storiche e culturali senza le quali la sinistra smarrisce se stessa e si trasforma nel volto gentile della destra, una prova di saggezza e senso dello Stato, di amore per il Paese e per le istituzioni.
Quanto a coloro che gongolavano in tutti i salotti televisivi per la definitiva scomparsa del PCI e dei suoi eredi, mi auguro di cuore che Renzi sia così abile e colto da ricordare loro ciò che disse una volta Norberto Bobbio: “O illusi, credete proprio che la fine del comunismo storico abbia posto fine al bisogno e alla sete di giustizia? La democrazia ha vinto la sfida del comunismo storico, ammettiamolo. Ma con quali mezzi e con quali ideali si dispone ad affrontare gli stessi problemi da cui era nata la sfida comunista?”.
Caro Matteo, sappi che almeno io non ho mai avuto pregiudizi nei tuoi confronti: semplicemente, finora, non ho condiviso quasi nessuna delle tue idee. Se con il tuo lavoro da segretario dovessi riuscire a convincere anche gli “irriducibili” come me, allora sì che saresti davvero all’altezza di guidare l’Italia e tenerla unita.
In caso contrario, saremmo di fronte all’ennesima delusione, all’ennesimo sogno infranto, all’ennesima occasione sprecata. No Matteo, non ne vale la pena: cambiare verso si deve, nella maniera più assoluta, ma in quale direzione e per fare cosa dipende esclusivamente da te e da tutti noi; e d’ora in poi vedremo se sarai in grado di dimostrarci il tuo valore.