In Italia ci vuole l’emergenza per arrivare ad un cambiamento. E questo vale anche per la legge elettorale, giudicata da destra e sinistra pessima, ma sempre lì da anni Per non parlare dei grillini ai quali il porcellum va persino benissimo, in vista del giudizio universale che un Grillo guru-fornito guiderà, dopo l’acquisizione del 51% dei voti.
Molto più pragmaticamente il cambiamento è arrivato su impulso di cittadini-elettori e su decisione dei giudici della Suprema Corte. Cioè, da soggetti etero-parlamentari, il che fa capire come questa legge elettorale abbia reciso il legame di rappresentanza tra Parlamento ed elettori e favorito la trasformazione dei partiti in “ditte”.
Tutto bene, adesso? Neanche un po’.
Una democrazia che si affidi alla supplenza etero-parlamentare è gravemente malata e non può risanarsi se gli eletti sono degli estranei per gli elettori. Se vogliamo ripristinare la centralità del Parlamento, occorre che questo torni ad essere realmente rappresentativo della sovranità del popolo.
Con una nuova legge elettorale, meglio se a doppio turno e di collegio.
Per il vantaggio che il primo turno è sostanzialmente proporzionale, visto che dà ad ogni partito il proprio peso; mentre il secondo turno, con il confronto tra le forze maggiori e schieramento delle minori, funziona da maggioritario, garantendo così al Paese un governo stabile.
Ma il tempo stringe e siamo in piena emergenza. Finalmente.
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