Dai Ming alle minghiate

0 0

“Sono in corso le indagini per scoprire come può essere avvenuta la tragedia” E’ pressappoco questa la frase che ha condito tutte le testate di cronaca dopo l’incendio omicida di (un) opificio cinese di Prato. Ma ci vuole una bella faccia da muraglia per osare esporre una roba del genere!

Ma come?! A parte Marco Polo e Bertolucci per noi i Cinesi sono “solo” (da sempre) dispensatori, all’inizio di cravatte, a seguire ristoranti a poco prezzo e, passando per cineserie sempre buone per “pensierini”, oggi stiamo a tutto lo scibile umano (ma forse oltre) immaginabile! Le botteghe, ma soprattutto le bancarelle dei mercati, aumentano esponenzialmente: tutte hanno gli stessi prezzi e non fanno sconti (alla faccia del coso connazionale che “siccome non sono della razza nostra gli sconti li devono fare per forza”…). Complice è però il fatto che questa razza non “disturba”. Nel senso che i suoi appartenenti arrivano, si posizionano, esistono e poi muoiono in silenzio: uno è uguale a un milione…  Per dare tanticchia di pubblico afflato umano anche ai Cinesi (bontà nostra!) a un certo punto qualcuno ha buttato lì: ma voi, Cinesi vecchi qui da noi li avete mai visti?!. Be’, in effetti… E, allora vai con lo scatenamento: li nascondono fino alla morte,  poi stivano i corpi cadaverici da qualche parte. Passata ‘sta roba qua s’è tornati a dare per scontato che i Cinesi vanno bene così (specie per i controllori sulla sicurezza da lavoro e d’ordine pubblico). Da qui il proliferare di migliaia d’opifici che sono pure mangiatoie e dormitori (!) silenziosamente felpati, ovattati come bachi da seta, allocati nei sotterranei, quando proprio non si possono esporre, oppure (Prato, diventata cult, docet) proprio alla vista di chiunque, anche del coso di cui sopra che, però, “siccome l’ha detto la Tv” ancora si chiede e sta aspettando che qualcuno gli dia spiegazioni!


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21