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Da denunciante a denunciato. Il caso di un cameraman di Ctv

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Andrea Maffeis, picchiato col manganello mentre documentava un corteo a Brescia, ha poi scoperto di essere indagato per resistenza a pubblico ufficiale

di Rossella Ricchiuti

“Per la polizia siamo manifestanti schierati con in mano una videocamera e non giornalisti e operatori accreditati che svolgono con passione questo lavoro di documentazione”. Le parole di Andrea Maffeis, cameraman di Ctv telestreet Brescia, web tv e service video indipendente, commentano la vicenda che lo vede protagonista: prima è stato preso a colpi di manganello (VIDEO sotto) durante il corteo autorizzato dello scorso 25 aprile nel capoluogo lombardo, mentre insieme ad altri giornalisti riprendeva con il suo cellulare vari momenti della manifestazione. Poi, a distanza di sette mesi, ha scoperto di essere indagato per resistenza a pubblico ufficiale.

“Sono stato aggredito per aver ripreso un poliziotto che manganellava una manifestante inerme”, spiega ad Ossigeno. “Dopo pochi momenti lo stesso uomo si è staccato dal gruppo delle forze dell’ordine e mi è venuto incontro perché si era accorto di essere stato ripreso, come si evince chiaramente da alcuni video che testimoniano quel momento. Io ero insieme agli altri giornalisti, di lato, tra i poliziotti e i manifestanti. Se fossi stato schierato – aggiunge l’operatore -, avrei lasciato il mio telefono (non avevo la telecamera perché si erano scaricate le batterie) e reagito per difendere la giovane, non sarei rimasto lì a registrare e prendere botte”.

Per le manganellate, il cameraman ha ricevuto sette giorni di prognosi.

Maffeis ha sporto querela il 15 maggio, chiedendo che fosse individuato e perseguito penalmente il suo aggressore. “Per avvalorare la mia denuncia ho allegato anche una copia della concessione ministeriale come service video che autorizza il nostro lavoro e un dvd contenente il video dell’aggressione”, aggiunge Andrea.

“Da quel momento io e il mio avvocato non abbiamo saputo più nulla, finché il 14 novembre ho ricevuto l’avviso di presentarmi la mattina successiva in tribunale per ricevere comunicazioni che mi riguardavano. L’avviso è stato lasciato nella cassetta della posta, senza alcuna notifica personale, dando per scontato che io lo leggessi. Solo per caso l’ho visto poiché erano giorni di trasloco. Ma se non mi fossi presentato entro le 9.30 del giorno successivo sarei stato passibile di denuncia”, racconta Maffeis.

“In tribunale due agenti in borghese mi hanno invitato a nominare un avvocato difensore perché sono indagato per resistenza a pubblico ufficiale in relazione ai fatti dello scorso 25 aprile”, aggiunge.

Maffeis, che racconta di avere ancora i segni sul braccio per quelle manganellate, conclude: “Il reato di cui sono accusato mi lascia l’amaro in bocca perché non è giustificato: non ho reagito, nessuno mi ha identificato e non c’è stato seguito al fatto”. La questura ha fatto sapere che “ogni valutazione ormai compete all’autorità giudiziaria alla quale sono stati presentati i fatti al momento opportuno”.

Il 9 dicembre Ctv telestreet ha organizzato una conferenza stampa (VIDEO sotto) davanti la questura di Brescia per contestare il modus operandi della polizia locale. “La questura ostacola il nostro lavoro”, ha spiegato Francesco Catalano, giornalista di Ctv. “Le nostre immagini sono state usate in diversi processi per scagionare persone accusate di devastazione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. I nostri operatori sono più volte stati minacciati di denuncia dai poliziotti mentre documentavano scene scomode. Si tratta di una questione di libertà di stampa che non riguarda solo Ctv, ma tutti i giornalisti”, conclude.

VIDEO | L’aggressione all’operatore su OSSIGENO


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