Due novità stanno emergendo nella crisi italiana, malgrado l’agitazione che ha governato gli ultimi giorni e i tentativi dell’uomo di Arcore di bloccare le conseguenze politiche, oltre che giudiziarie, che lo hanno investito. La lentissima corsa per le primarie nel partito democratico ha prodotto le stesse parole d’ordine nei tre candidati: urgenza della legge elettorale, e aut aut a Letta: o il governo agisce o si va alle elezioni. E’ una conclusione necessaria di fronte a Berlusconi che insulta il capo dello Stato e colloca le sue scarse milizie all’opposizione.
A me – ma anche a molti altri osservatori italiani ed europei – sembra ormai difficile che la legislatura possa proseguire come se niente fosse in una situazione nella quale la crisi economica non appare suscettibile di esser superata in tempi brevi, Berlusconi non cesserà di influire con i suoi potenti mezzi economici e mediatici sulla crisi ma da mercoledì prossimo 27 novembre non sarà più in parlamento. Gli italiani si chiedono, e non potrebbero far diversamente, con insistenza che cosa farà il governo di fronte al destino di milioni di famiglie in grave difficoltà e all’avvenire, più che incerto, drammatico dei giovani delle ultime generazioni.
Sappiamo in molti (almeno quelli che da alcuni decenni vivono o analizzano – o tutte e due le cose insieme – la crisi storica e politica italiana) che le elezioni non risolvono di per sè i problemi di un paese come il nostro e le ultime, quelle di febbraio, hanno addirittura dimostrato che a volte possono persino ingarbugliare di più la matassa dei problemi irrisolti e delle contraddizioni storiche che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio populistico del nostro paese. La verità é che quelle elezioni per errori congiunti dei due grandi partiti non sono riuscite finora a mettere in archivio il ventennio berlusconiano, pur di fronte agli appelli generosi e ottimistici dell’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Siamo sicuri che il voto parlamentare del 27 novembre conseguirà questo risultato tanto atteso? Personalmente ne dubito non soltanto perchè abbiamo altri casi di leader che non siedono in parlamento e continuano a guidare la forza politica che capeggiano ma anche perchè il cavaliere venderà cara la sua pelle e dispone di molte armi per riuscire a farlo. Non credo che un’opinione pubblica che continua ad essere condizionata da poteri non sempre limpidi possa suggerire una soluzione né la legislatura può continuare molto tempo.
Sicchè le elezioni – come hanno detto con linguaggi diversi ma contenuti simili, i Renzi, i Cuperlo e i Civati – si presentano oggi, nei tempi che alla fine preciserà il capo dello Stato – come il meccanismo necessario per mostrare un cambiamento ormai necessario e maturo. Questa è almeno la convinzione di chi guarda, non troppo da vicino, una crisi che sta travagliando oltremisura la nostra tormentata penisola.