E’ molto preoccupante l’allarme lanciato dal Capo della Polizia Alessandro Pansa sui tagli al comparto sicurezza che impediscono alle Forze dell’Ordine di poter agire a difesa dei cittadini e per la sicurezza dei territori.
Per Sos Impresa queste parole sono la conferma di quanto avevano già denunciato due anni fa, ovvero che l’aumento dei reati è sempre strettamente correlato alla crisi economica. Anche nel bilancio del Ministero dell’Interno, del giugno scorso, per la criminalità nel 2012, mostrava un aumento soprattutto di furti e scippi, i reati legati di più alle condizioni di povertà e disperazione dei cittadini. E i dati riportati dal Sole 24 Ore mostravano un aumento complessivo dei delitti pari all’1,3%. Colpivano soprattutto l’impennata di furti (+15,5%), borseggi (+11%) e scippi (+13%). Era evidente che ci trovavamo di fronte ad una escalation dei tipici reati legati alla crisi economica, dimostrata anche dal fatto che situazioni simili le troviamo anche in altri Paesi europei in difficoltà.
Inoltre, i dati di Sos Impresa dimostrano che, dal 2008 al 2011 sono state oltre 245 mila le attività commerciali al dettaglio, della ristorazione e dei piccoli artigiani costrette a chiudere i battenti, impoverendo il tessuto economico e sociale di interi territori. L’emorragia non si è mai fermata: nei primi 10 mesi del 2013, secondo uno studio della Confesercenti, si sono registrate oltre 60mila chiusure, per un saldo negativo di poco superiore alle 22mila unità. Vanno male tutti i settori ma, in particolare, continua il tracollo della moda: dall’inizio dell’anno ad ottobre si sono registrate 9.803 cessazioni di attività nell’abbigliamento, tessile, calzature e accessorie, per un ritmo di quasi 1000 chiusure al mese. Di queste, circa il 40 per cento deve la cessazione all’aggravarsi di problemi finanziari, a un forte indebitamento, all’usura. In base alle informazioni di Sos Impresa e alle telefonate che giungono agli sportelli di aiuto presenti su quasi tutto il territorio nazionale, è possibile stimare il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari in non meno di 200 mila unità, con oltre 600 mila posizioni debitorie.
E anche in questo caso, è evidente che nel corso di una crisi economica non si rileva solo un aumento dei reati contro il patrimonio, ma bisogna calcolare anche un altro effetto legato alla riduzione dei redditi: la domanda di beni e servizi da parte di soggetti in fasce di reddito meno agiate, nelle fasi di crisi, si rivolge a mercati paralleli (informali, sommersi, gestiti dalla criminalità), aggravando ulteriormente la crisi economica.
Purtroppo, malgrado i segnali preoccupanti di una degenerazione in atto, come ha dichiarato il Capo del Viminale, nulla è stato fatto. Anzi, gli ulteriori tagli previsti al comparto sicurezza per il 2014, oltre a quelli già duramente subiti negli anni scorsi, di altri 15.000 agenti dimostrano che la lotta contro il crimine è solo una bandiera di parole e buone intenzioni, cui non segue alcun atto concreto.
Sostanzialmente, in un Paese devastato dalla criminalità e dalle mafie si è alzata bandiera bianca.
Non vi è stata, fino ad oggi, da parte del Ministero dell’Interno nessuna particolare attenzione a questo delicato problema, né sul piano della prevenzione, né su quello di una repressione virtuosa in grado di riportare sicurezza e legalità sul territorio.
Sempre più preoccupati per quanto sta accadendo, chiediamo al Ministro di intervenire al più presto per scongiurare gli ulteriori tagli previsti, e per impegnarsi, insieme al Governo, ad incentivare in tutte le forme una prevenzione attiva sui territori che, in termini semplici, significa più scuole, più lavoro, più cultura, più giustizia.
La sicurezza dei cittadini ha un valore molto più alto dei presunti costi per il proprio mantenimento. L’intervento di emergenza del “giorno dopo” ha un costo ben più elevato della prevenzione del “giorno prima”.
http://www.sosimpresa.it/2005/non-alzate-bandiera-bianca-contro-le-mafie-e-la-criminalita-.html