L’azione legale per articolo su rapporto Us Navy su stato di salute delle acque nella città. Il giornale: “Sindaco prima di querelare, accerti i rischi”
Dopo aver annunciato querela, la giunta del comune di Napoli ha dato mandato al sindaco Antonio De Magistris di avviare un’azione legale nei confronti dei due giornalisti Gialuca Di Feo e Claudio Pappaianni del settimanale l’Espresso, autori dell’articolo Bevi Napoli e poi muori, dedicato all’inquinamento in Campania, in edicola dal 15 novembre con il giornale e disponibile online.
IL RAPPORTO USA – L’articolo riporta i dati e le conclusioni di una ricerca condotta sullo stato di salute di aria, acqua e terreno di un’ampia area (mille chilometri quadrati) compresa tra le province di Napoli e Caserta. La ricerca è stata condotta per conto della marina degli Stati Uniti tra il 2009 e il 2011.
Secondo il dossier dei militari americani, scrive l’Espresso, “mentre le sorgenti che riforniscono gli acquedotti campani sono tutte di buona qualità, i risultati sull’acqua dei rubinetti presentano dati allarmanti”. In particolare, “anche nella città di Napoli, stando allo studio, il 57 per cento dei rubinetti esaminati ‘pone rischi non accettabili’ per la salute”.
LE REAZIONI – Il giorno stesso dell’uscita del pezzo De Magistris in consiglio comunale aveva detto che avrebbe chiesto al giornale 1 miliardo di euro di risarcimento danni, definendo l’articolo “un attacco premeditato alla città di Napoli” e indicando quelle che secondo lui erano le motivazioni che avrebbero portato il giornale a pubblicare i risultati del rapporto Usa: “C’è chi vuole mettere le mani sulla città in un momento decisivo, ed è questo il motivo dell’attacco concentrico su Napoli”, aveva detto.
Il giorno prima (14 novembre) era stato il consigliere regionale della Campania del partito socialista europeo (Pse), Corrado Gabriele, ad annunciare che intendeva presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli per chiedere ”di accertare se non sia il caso di verificare gli estremi della violazione dell’articolo 658 del Codice Penale” (reato di procurato allarme) e vietare così l’uscita in edicola del settimanale il giorno dopo.
LA DELIBERA – Il documento votato (sempre il 15 novembre) dalla giunta (pubblicato da fanpage.it e che Ossigeno allega qui), autorizza “il sindaco a proporre querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti degli autori dell’articolo e a esercitare ulteriori azioni civili” e “di dare mandato all’Avvocatura comunale di predisporre il relativo atto di querela e di depositarlo nelle competenti sedi giudiziarie”, riservandosi “la proposizione di azione civile anche nei riguardi del Gruppo Espresso”.
Secondo l’amministrazione cittadina l’articolo non solo riporta affermazioni infondate, ma le inserisce “in una più ampia cronaca relativa ai rischi per la salute pubblica, derivanti dall’inquinamento dei rifiuti tossici nell’ambito della terra dei Fuochi, ingenerando il convincimento nel lettore che si sia in presenza di un unico pernicioso fenomeno”.
“Una simile propalazione – si legge ancora – procura non solo un allarme ingiustificato, ma getta un’ombra sulle iniziative dell’amministrazione comunale, violando i limiti del diritto di cronaca”.
La testata ha risposto subito con un articolo di Gianluca Di Feo: “Dopo i tentativi di impedire l’uscita de l’Espresso in edicola, adesso si passa alle azioni legali, annunciate dal sindaco di Napoli. L’Espresso ribadisce quanto pubblicato”. Il contenuto dell’articolo, continua, “pone interrogativi sui rischi per la popolazione a cui le autorità devono dare risposte concrete. […] Prima di annunciare querele sarebbe necessario accertare se questi rischi individuati nel 2011 sono stati eliminati, partendo proprio dall’analisi di quello che esce dai rubinetti”.