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Perché il tifone Haiyan? Perché ci riguarda tutti?

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di Roberto Reale   

Vi siete chiesti cosa vuol dire Haiyan, perché si chiama così il tifone che ha fatto più di 10mila morti nella Filippine? Per trovare la risposta dovete pensare alla procellaria, a un grande uccello oceanico, con sfumature cromatiche che passano dal bianco, al grigio, al nero. Vive in mare aperto, si sposta sulla terraferma solo per nidificare. Se andate sull’enciclopedia Treccani, alla voce storica del 1935 , scoprite che è chiamato pure uccello delle tempeste, per la sua capacità di affrontare le situazioni climatiche più estreme http://www.treccani.it/enciclopedia/procellaria_(Enciclopedia-Italiana)/. Con questo background non vi sorprende allora quanto apprendete sulla pagina inglese di Wikipedia dedicata al tifone, che Haiyan è appunto il nome cinese della procellaria. Una denominazione insomma non certo scelta a caso, come accade invece per le tempeste di casa nostra. http://en.wikipedia.org/wiki/Typhoon_Haiyan . Il suo passaggio ha avuto effetti devastanti sulle Filippine, paragonabili a quelli di uno tsunami. Intere città rase al suolo da venti fra i 200 e 300 km all’ora, onde alte 8 metri, precipitazioni violentissime che hanno colpito un’area vastissima. La prima cosa che si verifica navigando nei social network di quel paese martoriato, sono le polemiche nei confronti del Presidente Aquino. In Rete lo si accusa di latitanza, inerzia. Si è comportato come una diva scrive la gente su Twitter http://technology.inquirer.net/31491/netizens-on-aquino-walk-out-anyare “Qui si muore, manca tutto e lui cosa fa?”. Proteste probabilmente inevitabili, sicuramente destinate a crescere anche perché l’intensità del cataclisma era annunciata. Non è stato un improvviso terremoto. Questi tifoni nascono per le alte temperature del mare registrate nel cuore del Pacifico http://it.wikipedia.org/wiki/Tifone_Haiyan . Haiyan è stato seguito momento per momento dai siti statunitensi che si occupano di queste calamità http://weather.com.ph/weathertv/mr-typhoons-severe-weather-update-for-sun-nov-10-2013 e che in queste ore seguono l’impatto della tempesta su Vietnam e Cina. Ma la domanda che ci riguarda tutti è quella sul rapporto fra questi eventi catastrofici e il cambiamento climatico. Qui è opportuno ricordare che pure in passato si sono registrati uragani, cicloni, tifone di intensità simile a Haiyan. Il

punto è che ora questi fenomeni tendono a ripetersi con frequenza sempre maggiore. E’ questo che ci deve allarmare. Lo sappiamo ormai da qualche anno http://www.reteclima.it/lonu-unisdr-eventi-meteorologici-estremi-non-sono-piu-eccezionali-e-necessario-prepararsi-alle-catastrofi/ L’Europa non è immune a questo genere di problemi. Lo abbiamo verificato in Italia con le “bombe d’acqua” che hanno fatto vittime in Toscana, Liguria, Sicilia, Calabria. Lo si è visto con la tempesta che si è abbattuta sul Nord Europa negli scorsi giorni. E allora il documento più importante lo si trova in un sito delle Nazioni Unite dove ci si occupa di ciò che andrebbe fatto per ridurre il rischio http://www.unisdr.org/we/coordinate/wcdrr . Abbiamo due possibilità: o restiamo inerti a contare le vittime e i danni, o adottiamo strategie per proteggere città e ambiente, soprattutto le zone costiere, le più esposte. La prevenzione costa. E in Italia in questo campo gli investimenti sono quasi inesistenti. Non fare nulla però costa ancora di più.

Da scenarinews.com


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