In Italia il 60% dei giornalisti attivi sono precari. Per questo motivo undici free-lance hanno inviato una lettera aperta a Papa Francesco chiedendogli di parlare e far ragionare l’opinione pubblica sulle condizioni, si legge nella lettera: «di sfruttamento e mancanza di tutele in cui versano in Italia la maggior parte dei giornalisti lavoratori autonomi». I giornalisti che hanno scritto al Pontefice, tutti italiani, fanno parte della commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani. La scelta di consegnare nelle mani di Papa Francesco questa lettera è dovuta all’apprezzamento, da parte dei firmatari, dei ripetuti interventi a difesa della dignità del lavoro e le continue denunce dei drammi della disoccupazione avanzati negli ultimi mesi da padre Bergoglio.
La parola chiave di quest’appello è dignità. Le rivendicazioni avanzate, all’interno della lettera, hanno difatti lo scopo di tutelare la: «dignità di lavoratori, che hanno diritto a un presente e a un futuro di vita personale». Si legge inoltre che: «difendere la dignità della professione giornalistica, in tutte le forme in cui viene esercitata, è difendere anche la dignità e la libertà dell’informazione in questo paese». Nonostante l’attuale momento di crisi in Italia il numero dei giornalisti è in ascesa. Secondo recenti stime si conta che ci sia un giornalista ogni 526 abitanti, anche se quelli attivi sono solo la metà. Il nostro paese è nettamente in controtendenza rispetto alle altre nazioni europee e mondiali, basti pensare che in Francia la media è di un giornalista ogni 1.178 abitanti mentre negli Stati Uniti di uno ogni 5.333. Numeri, quelli italiani, che legati ad una scarsa formazione professionale, di chi effettivamente pratica la professione giornalistica, e a compensi, che per la maggior parte dei giornalisti, sono sempre meno adeguati, se non del tutto assenti, contribuiscono a far indebolire il ruolo e la funzione del giornalismo.
Una risposta da Papa Francesco non è ancora arrivata e se arriverà vi terremo informati. Ciò che conta è che questa lettera diventi un pretesto per riaprire il dibattito sull’importanza di un giusta regolamentazione che permetta al giornalismo nostrano di recuperare credibilità e qualità.