E’ il pezzo che non avrei mai voluto scrivere. Il saluto ad un amico che fino a pochi giorni fa ti ha cercato per scusarsi. Salvatore “Licchia” Coppola mi aveva chiamato l’indomani di un incontro che un gruppo di amici aveva organizzato nella piazza San Francesco di Trapani per testimoniare solidarietà alla vicenda che mi ha visto protagonista, soccombente dinanzi al giudice civile, per un citazione per danni intentata dall’ex sindaco della città, avv. Girolamo Fazio. “Ciao Rino, sono Salvatore. Mi è dispiaciuto non esserci stato ma volevo dirti che sono con te. Salvatore era scontato per me che tu quella sera c’eri lo stesso e non avevo dubbio alcuno sulla tua vicinanza. Ci vediamo presto”. C’eravamo lasciati in questa maniera, con il solito arrivederci, quello che ci scambiavamo quando in fretta ci incontravamo, scambiavamo due parole, due impressioni, accenno a qualche progetto e poi tornavamo ai nostri impegni. Non ci siamo più visti invece. L’ultima volta era stato il 26 settembre sempre nella piazzetta San Francesco, quando con Fabrizio Feo e Marco Rizzo avevamo ricordato il “collega” Mauro Rostagno. Non sono voluto andare a Palermo a vederlo in quella stanza della rianimazione, non era un mistero per nessuno che difficilmente da quel letto si sarebbe potuto alzare, quell’immagine avrebbe coperto tutte le altre, allegre dei ricordi.
Salvatore combatteva le mafie alla giusta maniera, deridendole ma prendendo sempre maledettamente sul serio ogni pericolo. I “pizzini della legalità” erano stati la sua risposta ai pizzini del capo mafia Provenzano, ma in quei pizzini aveva chiesto a tanti autori di scrivere dentro ricordi dolorosi e speranze, in modo serio, ragionato. Io sono certamente il meno adatto a ricordarlo, altri più di me hanno avuto rapporti più intimi, di vicinanza, io sono stato tra gli ultimi della sua allegra ciurma di autori. Con lui avevamo pensato di organizzare un incontro tra tutti i suoi autori una sera d’inverno, avevamo anche scelto il luogo, la Cantina Siciliana di via Giudecca dell’amico Pino Maggiore, di Aissi che è stata la prima a dirmi della tragedia che lo aveva travolto, della scoperta che a lei era toccata fare di Salvatore morente nel suo letto. Non trovo altre parole e mi fermo qui. Immagino una gran pioggia di pizzini che ogni giorno ci cada addosso per darci il buongiorno, per farci andare avanti.
Immagino Licchia che alla sera sotto lo studio mi viene incontro per raccontarmi le ultime cose. Sempre sorridente e allegro. E con allegria dovremo ricordarlo, con l’amica Clara alla chitarra, una sera di questi giorni …nella piazzetta San Francesco qui nel centro storico di Trapani.
Grazie “Licchia”