Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, anche le notizie e le immagini che ci riguardano lo sono. L’informazione morbosa è violenza. È girarci intorno è da ipocriti e rende un servizio pessimo a tutti: operatori e fruitori dell’informazione. Se poi l’informazione malata, piena zeppa di dettagli e stereotipi sessisti e discriminanti nelle parole e nelle immagini, riguarda delle ragazze minorenni, allora abbiamo un problema, e come categoria, dobbiamo farcene carico.
Molto più da giornaliste in quanto donne. Proprio a noi la senatrice Stefania Pezzopane (Pd) ha scritto una lettera aperta, rivolgendoci l’invito a non minimizare rispetto a un certo modo di fare ed essere giornalisti. E giornaliste. Un modo, talvolta, distante dagli obblighi etici e deontologici. Lo spunto per riflettere e aprire non un’ennesima, ma una seria discussione, da cui la lettera della ex presidente della provincia de L’Aquila-nei giorni terribili del terremoto- parte, è la brutta storia che a Roma ha fatto emergere lo sfruttamento di due minorenni, finite a far ingrossare i portafogli di due uomini adulti che organizzavano incontri a pagamento con altrettanti maschi adulti: professionisti, si apprenden dall’inchiesta della procura di Roma. Uomini la cui vita non scandalizza, -quella delle ragazze sì- tanto che abitudini, profili su social network e altro, restano protetti. Al contrario di quanto continua ad accadere con le due minorenni. La lettera della senatrice Stefania Pezzopane, con la quale chiede di “limitare la morbosità, non parlare soltanto delle ragazze ma soprattutto degli uomini”, resta un teck di agenzia.
A più di una settimana dal suo invio, sinora, ha trovato spazio soltanto sul sito dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e nel dibattito che in occasione della Giornata Mondiale Onu per la Tutela dell’Infanzia, appena 5 giorni -giovedì 20 novembre-si è svolto nella sala Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa a Roma. Un incontro organizzato da “L’Osservatorio Tg” e da “L’Oro delle Donne” -associazione anche di giornaliste, fondata dalla collega del Giornale Radio Rai, Donatella Smoljko, ndr- con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della malainformazione che “trita” l’immagine delle donne e non rispetta quella dei minori. Un momento di riflessione per dire basta all’informazione pruriginosa. Pezzopane,infatti, presa carta e penna ha lanciato un accorato appello a noi, alle giornaliste in sostanza, più che alla categoria in generale. Si è rivolita alle giornaliste da donna, madre e cittadina, per chiedere un’attenzione specifica nel racconto della cronaca che tivù e giornali continuano a fare della vicenda prostituzione minorile; o vicenda “baby squillo”, come da semplificazione giornalistica. Una richiesta di assunzione di responsabilità, insomma.
E l’occasione per discuterne è stata proprio durante l’incontro di giovedì al quale hanno partecipato il Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora; il Garante Regionale del Lazio Francesco Alvaro; l’Associazione Stampa Romana; ScioperodelleDonne; Articolo 21; “Se non ora quando Factory”; Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali; la segretaria nazionale di CamMino (avvocati che operano nell’area del diritto minorile). Nel corso del dibattito, proprio la Presidente dell’Odg Lazio, Paola Spadari, ha preannunciato una riflessione critica sulle possibili violazioni deontologiche, con riferimento alla Carta di Treviso ed eventuali sanzioni a carico di professionisti iscritti all’ordine regionale. Spadari ha denunciato anche come nessuna segnalazione sia arrivata in Consiglio aggiungedo: “se ne avessimo ricevute, non avremmo esitato a intervenire con sanzioni precise”. Per il direttore Mediaset Paolo Liguori -intervenuto telefonicamente- stampa e tivù (servizio pubblico e televisioni commerciali) hanno mostrato “insensibilità e vere e proprie violazioni etiche”. Nel dibattito, moderato da Alberto Baldazzi “Osservatorio Tg” e dalla sottoscritta “L’Oro delle Donne”, è emersa la necessità di non arretrare rispetto al lavoro di approfondimentoda fare, perché l’informazione che “macina” in primo luogo l’immagine e il corpo delle donne, in questo caso strumentalizza la dimensione di minori -presentate come “dark ladies”- bisogna che diventi consapevole e si autoregolamenti al netto della morbosità. Una morbosità sacrificata sull’altare del “dio” audience o delle vendite.
Lo stesso Garante per i minori, Spadafora, con un videomessaggio, ha espresso apprezzamento per l’iniziativa in FNSI. Tutti i partecipanti, si sono ripromessi di mantenere alto il livello dell’attenzione critica che è necessario sviluppare al di là del caso specifico, ma più ampiamente, sulle disfunzioni del sistema della comunicazione. Da più parti è stato sollecitato l’intervento sanzionatorio degli organismi della professione giornalistica. E nel giorno dedicato alle donne che in ogni angolo del pianeta, in casa, per la strada o sul luogo di lavoro e/o nei rapporti in generale con gli uomini, sono vittime di violenza, il rispetto delle regole è d’obbligo, al pari del buonsenso che richiede un surplus di impegno. Da parte di tutti. L’oggettivizzazione dell’immagine delle donne, del loro corpo e delle loro vite, non è più tollerabile. A prescindere che si tratti di donne adulte o ragazze. Adolescenti. Miorenni che non possono essere definite semplicemente:”baby squillo”.