“Il dossier statistico sull’immigrazione 2013, realizzato dall’Unar (ufficio di antidiscriminazione razziale della Presidenza del Consiglio e curato dal Centro Studi e ricerche Idos, presieduto dal prof. Franco Pittau), presentato ieri in tutta Italia, evidenzia l’esigenza di affrontare il fenomeno migratorio con una idea unificante e con idonei linguaggi dell’informazione. La diffusione di informazioni imprecise, sommarie e distorte spesso avalla un’ideologia dell’immigrazione sviluppata per fini strumentali e di parte”. Lo ha detto Franco Siddi intervenendo a Cagliari alla tavola rotonda organizzata dal Centro Studi di relazioni industriali (Crsi) della facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo del capoluogo sardo.
“Il dossier non è una fredda proposizione di numeri sui flussi, sui redditi sulla condizione generale degli immigrati ma offre un quadro di insieme che aiuta la ricerca di soluzioni equilibrate in direzione di politiche dei diritti sociali, che non possono avere barriere etniche, linguistiche o di religione. La Sardegna, sul piano sociale e della sua capacità di autoorganizzazione delle comunità grazie soprattutto all’impegno del volontariato, riesce a fare molto di più di tante leggi per abbattere trattamenti discriminatori. La condizione di difficoltà economica di una intera regione, di diffuse nuove povertà avvicina l’esigenza del rispetto di diritti comuni, nel lavoro, nella sanità, nell’istruzione. All’informazione è chiesta una testimonianza attenta e qualificata, appropriata ai linguaggi per aiutare le conoscenze e favorire la capacità di tutti di decidere correttamente comportamenti degni di una convivenza civile avanzata. Il rapporto a livello nazionale è chiaro. Nella sua articolazione regionale – rispetto alla Sardegna, il cui studio è stato curato da un’equipe del prof. Gianni Loy – rende nitida la visione di una identità storica e robusta che si arricchisce di esperienze di altre identità, le quali, a loro volta dopo 20 anni di esperienze, risultano capaci di nuove colleganze. Trattamenti discriminatori resistono, emergono soprattutto nel mondo del lavoro, ma non sono dissimili da quelli subiti dalla popolazione autoctona. Alcuni episodi di informazione rapida e talvolta superficiale hanno mostrato, inoltre, il valore dell’impostazione raccomandata dalla “Carta di Roma” perché al lettore e al cittadino sia assicurata la massima aderenza i fatti nel rispetto della dignità delle persone e nei loro bisogni. Il filo conduttore del dossier 2013, “dalle discriminazioni ai diritti” è quanto mai puntuale sulle direzioni da seguire anche per un mondo dei media che voglia essere attore reale di civiltà democratica proponendosi al servizio dei diritti di cittadinanza”.