Lectio magistralis di papa Francesco ai patriarchi. La linea dell’Alleanza delle Minoranze è respinta al mittente. E Putin…
di Elias Souaid
Papa Francesco li striglia con cura. Non tutti, ovviamente, ma alcuni di loro sì, certamente.
Assillati dalla fuga dei fedeli verso le terre d’emigrazione, alcuni patriarchi delle chiese particolari che nel mondo cattolico segnano la ricchezza dell’Oriente, volevano la “giurisdizione universale”. In pratica si trattava di estendere la loro giurisdizione sui fedeli espatriati nel mondo. Oggi i vescovi della diaspora caldea o maronita o delle chiese particolari sono competenti solo per l’aspetto liturgico, ma per tutto il resto i fedeli che vivono nella diaspora devono rivolgersi al vescovo diocesano. L’idea apparentemente era limitata all’espandere il potere di nomina dei vari patriarchi delle varie chiese particolari anche ai vescovi della diaspora, oggi nominati dal papa, in realtà si trattava di trasformare queste chiese da territoriali in comunitarie.
Il no di papa Francesco non poteva essere più netto:” voi siete i custodi vigilanti della comunione e i servitori dell’unità ecclesiale”, “in unione indefettibile con il Vescovo di Roma”. Un discorso duro, centralista? No, un discorso caritatevole.
Papa Francesco sa meglio dei patriarchi “comunitaristi” che i fedeli sono come gli emigrati: alla prima generazione parlano la lingua d’origine, alla seconda parlano sia quella che quella della terra d’emigrazione, alla terza parlano solo quella d’emigrazione. Dunque li ha “salvati” dal curarsi oggi per perire domani: curate il territorio, questa è la vostra missione e la vostra salvezza, il consiglio implicito del papa. E già, ma come?
l’indicazione è contenuta per esteso nel discorso del papa: “Oggi facciamo appello a che sia rispettato il diritto di tutti ad una vita dignitosa e a professore liberamente la propria fede. Non ci rassegniamo a pensare un Medio Oriente senza cristiani, inseriti quali CITTADINI a pieno titolo nella vita sociale, culturale e religiosa delle NAZIONI a cui appartengono. ” Dunque niente comunitarismo, niente Alleanza delle Minoranze, niente modello “Sultano protettore al quale dare fedeltà in cambio di ghetti territoriali nei quali sopravvivere soto lo scettro del patriarca-re”, ma cittadini con pari diritti, cioè il modello libanese.
A riprova di ciò il papa ha aggiunto: ” Il vescovo di Roma non si darà mai pace finchè ci saranno uomini e donne di qualsiasi religione colpiti nella loro dignità, costreti ala condizioni di profughi o rifugiati.” Per chi ha parlato di guerra siriana come sterminio dei cristiani (anche se ci sono milioni di profughi sunniti) non sarà stata musica.
Ora Francesco si appresta a riceve Putin con una linea chiara e difinita: la protezione moscovita per i cristiani orientali non è prospettiva gradita nella prima Roma. Qui si continua a ragionare in termini di cittadinanza: una ciambella di salvataggio che la scuola del dialogo oggi incarnata dal segretario di stato lancia all’Islam sunnita. La nuova Ostpolitik.