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Il caso Ligresti e il suo veleno

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Dopo il caso della fuga in Kazakistan della Shlabaieva che rischiò di mettere in difficoltà il viceprimo ministro e titolare degli Interni Angiolino Alfano ora è il caso Ligresti che impone al presidente del Consiglio Letta e al partito che rappresenta (il partito democratico che resta il  perno del futuro centro-sinistra) di chiarire martedì prossimo in maniera chiara e soddisfacente la posizione dell’attuale ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, ex commissario prefettizio a Bologna e ministro degli Interni nel governo Monti. Non sarà semplice nè indolore dopo le numerose intercettazioni che sono circolate nell’ultimo week-end. Quelle intercettazioni hanno mostrato, da una parte, l’affettuosa familiarità che lega la ministra all’intera famiglia Ligresti che ha un capofamiglia Salvatore di Paternò in Sicilia  legato in maniera evidente  alla vicenda delle tangenti per centinaia di milioni di euro negli anni novanta al sistema di potere che faceva capo a Bettino Craxi e ai dorotei democristiani, che ha costituito un vero e proprio clan prima in campo edilizio e poi in altri generi di affari fino a portare alla rovina il vero e proprio impero che era nato nei decenni precedenti. A questi fatti obbiettivi, e molto poco piacevoli da ricostruire, c’è il forte interesse dell’avversario di sempre del centro-sinistra che vuole approfittare delle nuove difficoltà legate al caso Ligresti per far cadere il governo Letta e andare nei prossimi mesi alle elezioni politiche generali.

Ora la questione posta dalle intercettazioni riguarda l’interessamento sicuramente speciale che il ministro Cancellieri ha avuto per la detenzione in carcere di Giulia Ligresti di cui nessuno contesta le difficili condizioni di salute. Senonchè quel che crea i problemi (e ha spinto già altri avversari del governo, cioè i parlamentari del movimento di Grillo a presentare subito una mozione di sfiducia individuale) nasce dal fatto che, per quanto si conoscano le qualità umanitarie della ministra dimostrate, a quanto ha dichiarato, ad altre iniziative prese fino ad oggi, in questo caso i rapporti tra la Cancellieri e la famiglia Ligresti sono così vicini e familiari da render possibili una telefonata diretta al titolare del Viminale e,subito dopo, un intervento diretto che non passi per appuntamenti e segreterie ma consenta ai protagonisti di intervenire subito e senza intermediari.

Questo è, senza dubbio alcuno, una condizione di privilegio rispetto a tutti gli altri italiani e rende, se non sospetto, sicuramente speciale il rapporto tra la famiglia Ligresti e la Cancellieri. Di qui la necessità per i democratici di chiedere all’interessata un chiarimento non equivoco dell’intervento che tecnicamente è impossibile per chiunque si trovi in una condizione diversa da quella della famiglia Ligresti. Che è, peraltro, la condizione in cui si trovano tutti gli italiani, oggi come nei prossimi giorni.

Se la Cancellieri sarà in grado di spiegare in aula le ragioni del suo comportamento specifico con i Ligresti ( ai quali è stata legata anche la strepitosa carriera del figlio) e generale, con tutti gli altri detenuti, la vicenda si potrà concludere senza conseguenze per il governo. Del resto, l’offensiva di Berlusconi che vuole ad ogni costo la fine della legislatura nel 2014 prima del semestre Ue in cui l’Italia avrebbe la presidenza, è nota a tutti e ribadita ogni giorno dall’ex presidente del Consiglio per giunta ormai vicino alla decadenza da senatore e all’interdizione dai pubblici uffici in modo tale da non poter partecipare direttamente alle prossime elezioni. E questo in un paese come l’Italia in cui è difficile prevedere un sicuro vincitore nel prossimo scontro elettorale rende ancorapiù complicate le conseguenze dei fatti.

Ma se questo non avverrà, sarà difficile per il governo Letta uscirne senza conseguenze negative e possibili imboscate da chi gli vuole sicuramente  male.


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