Si è concluso il 30 ottobre il progetto «Fiori di pace», programma dedicato alla riconciliazione e al dialogo rivolto a giovani israeliani, palestinesi e arabo-israeliani che giungono nel nostro paese per affrontare, insieme ai loro coetanei italiani, il conflitto israelo-palestinese, che da oltre sessant’anni lacera la vita e le coscienze degli abitanti di quella zona mediorientale.
Nata nel 2004 e giunta alla sua XXIII edizione, l’iniziativa Fiori di pace ha portato in Italia, oltre 150 giovani tra israeliani, palestinesi e arabo-israeliani. Il progetto, grazie alla collaborazione tra Confronti (capofila nazionale) e l’Associazione Figli di Abramo, che con il suo presidente Marco Forino ha promosso l’iniziativa romana, ha impegnato dal 20 al 30 ottobre i giovani mediorientali insieme a tre classi del Liceo Augusto di Roma, coordinate dalle docenti Samà e Aloi, in attività, workshop e incontri istituzionali nella città di Roma.
La peculiarità del progetto consiste nel fatto che, dopo un periodo di conoscenza reciproca, i ragazzi si inseriscono in alcune esperienze con ragazzi italiani sia nell’ambito delle attività scolastiche che in attività esterne, ma pur sempre condivise.
La delegazione di giovani, accompagnata da Ruth Shuster, educatrice del Villaggio Nevè Shalom-Wahat al Salam, e dallo psicologo arabo israeliano Mustafa Qossoqsi, è stata presentata lo scorso 23 ottobre in conferenza stampa presso la Camera dei deputati. In occasione della permanenza romana, la delegazione ha avuto modo di partecipare a due incontri istituzionali in Campidoglio su invito dell’amministrazione capitolina: la Cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria conferita al Premio Nobel Aung San Suu Kyi, il 27 ottobre e l’incontro con l’assessora all’Istruzione Alessandra Cattoi, presso la Sala delle Bandiere.
«Una serie di studi – ha ricordato lo psicologo Qossoqsi, in occasione dell’incontro con l’assessora all’istruzione – dimostra quanto sia difficile la condizione adolescenziale tra i giovani israeliani, sottoposti alla costante minaccia di devastanti attentati terroristici; d’altra parte è ormai ampiamente documentata la situazione degli adolescenti palestinesi o arabo-israeliani, stretti da condizionamenti psicologici o ancor più, per chi vive nei Territori, dalla violenza, dall’occupazione e dalla propaganda delle fazioni estremiste e militarizzate. Per questo motivo sono importanti i workshop condivisi dai ragazzi: un modo per far accrescere in loro la consapevolezza dell’altro e la resilienza alla loro condizione di vita».
Parlare di pace, in questo quadro, è dunque molto difficile. Da qui l’importanza dei programmi educativi come Fiori di pace, che consentono di incontrare l’altro direttamente, fuori dagli schemi di pregiudizio correnti e in un clima rilassato che ne facilita l’incontro e l’amicizia.
«I ragazzi israeliani, arabo-israeliani e italiani – ha rilevato lo staff di Confronti – hanno colto, dopo la naturale diffidenza iniziale, l’occasione per raccontarsi e per esprimere il loro punto di vista e soprattutto per ascoltare quello dell’altro. Esperienza formativa anche per i ragazzi italiani, divenuti nel processo educativo anch’essi facilitatori di pace».
Il perdurare del conflitto fra il popolo israeliano e quello palestinese genera e alimenta paure, pregiudizi, risentimento, quando non odio e desiderio di vendetta: «L’obiettivo del progetto – ha rilevato Marco Forino – è proprio quello di modificare questa realtà, punto di partenza per cambiare l’ethos conflittuale e sensibilizzare anche i ragazzi italiani alle problematiche del conflitto in Medio Oriente e dare loro gli strumenti per accrescere la loro capacità di interagire positivamente in situazioni conflittuali, per arginare il clima di intolleranza e la deriva di violenza che si sta propagandando anche nella nostra società».
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