https://www.facebook.com/events/189386504584215/
Un uomo di Chiesa che quando prega invoca Allah, perché nella sua lingua adottiva, l’arabo siriano, Dio si dice Allah e lui della Siria è innamorato, è figlio, è padre”. Ti descriviamo così nei nostri racconti, ti immaginiamo così ogni giorno, ti ricordiamo così ogni sera. Sì perché noi non ti abbiamo dimenticato, né mai lo faremo.
Ciò che ti rende straordinario nella tua semplicità è proprio questo tuo essere in modo spontaneo figlio del mondo, ponte tra culture, confessioni, mentalità diverse. Hai lasciato un segno del tuo passaggio nella vita di ognuno di noi: quando eri in Siria, e tra i primi hai infranto il muro del silenzio e dell’omertà denunciando la repressione, le violenze, lanciando un accorato appello affinché il mondo aprisse gli occhi sul precipitare della situazione e si intervenisse per evitare il genocidio. Lo stesso hai fatto quando, contro la tua volontà, dalla Siria sei stato allontanato e sei tornato nella tua terra natia, l’Italia, dove hai incontrato noi esuli siriani e noi italiani che abbiamo a cuore la Siria.
Hai scelto, da uomo coraggioso, da uomo di fede, da uomo libero, di non essere connivente; hai scelto, rischiando, di non tacere e anche quando le tue parole ti hanno costretto all’esilio, hai trovato la forza di tornare in Siria e continuare nella tua difficile, delicata e vitale opera di dialogo.
Dallo scorso 29 luglio non abbiamo più tue notizie, ma è come se continuassi a parlarci in ogni istante, come se ci esortassi a non arrenderci alla logica della violenza e proseguire sul cammino del dialogo, del reciproco rispetto, dell’umana solidarietà, con l’unico scopo di ripristinare la pace in Siria e in ogni dove.
Oggi che è il tuo compleanno siamo qui a pregare per te, affinché tu torni presto libero e affinché si possa proseguire insieme sulla via dell’impegno reale per la pace e la giustizia in Siria. Ti stiamo aspettando. Auguri Abuna.