Il punk-rock nacque come strumento di protesta contro la società, la politica e varie forme di cultura oppressiva. In molti paesi la musica ha subito e subisce pesanti censure, una canzone può far paura perfino a una persona potente come Putin.
La protesta delle Pussy Riot nella cattedrale di Cristo Salvatore il 21 Febbraio 2012 fece il giro del mondo, Nadezhda (Nadia) Tolokonnikovae le sue compagne entrarono nella chiesta ortodossa e, dopo essersi fatte il segno della croce, provarono a mettere in scena una preghiera punk in cui invocavano la Beata Vergine Maria affinché mandasse via Putin. Nel loro brano menzionavano anche il Patriarca Cirillo I criticandolo per l’appoggio incondizionato al leader russo che egli ritiene una sorta di divinità.
http://www.youtube.com/watch?v=ALS92big4TY
A seguito delle indagini che avevano coinvolto anche i reparti della polizia antiterrorismo Nadia venne arrestata insieme a Maria (Masha) Alyokhina e Yakaterina Sumutsevich. Le tre giovani donne, accusate di atti osceni motivati da un odio religioso, subirono un processo che diede luogo ad una condanna a due anni di carcere, sentenza questa che fu definita sproporzionata da una larga parte dell’opinione pubblica mondiale. Lo scorso settembre Nadia iniziò uno sciopero della fame per protestare contro le minacce subite in carcere e le dure condizioni di lavoro. La sua protesta fu resa pubblica grazie ad una sua lettera pubblicata nel blog del collettivo delle Pussy Riot. A causa delle sue condizioni di salute venne trasferita in ospedale e successivamente nel carcere di Alatyr’ in Ciuvascia. Dallo scorso 21 Ottobre su di lei non si avevano notizie fino a quando il commissario russo per i diritti umani, sollecitato da numerosi attivisti che chiedevano notizie sulla ragazza, messosi in contattato con il servizio penitenziario federale riferiva di un trasferimento di Nadia verso un campo di lavoro in Siberia.
“Dove si trova Nadia delle Pussy Riot? È stata davvero trasferita in Siberia, a migliaia di chilometri da Mosca?” E’ questo che chiede Amnesty International che ha rilanciato un appello in favore della scarcerazione di Nadia e Masha. Amnesty afferma che il trasferimento della Tolokonnikova rende in pratica impossibile per i suoi avvocati e per i suoi familiari incontrarla e questa è chiaramente una violazione dei diritti umani della detenuta e della stessa legislazione russa.
Aderiamo all’appello: “Nadia e Masha sono prigioniere di coscienza e devono essere rilasciate subito!” Invitiamo a firmare e a diffondere l’appello per la loro scarcerazione: http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6524/P/100