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‘’Distribuzioni dal basso’’, come promuovere documentari e materiali multimediali indipendenti

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C’ è ‘’Nero d’ Italia’’, un documentario sul petrolio, e ‘’All’ Ombra del gigante’’, la vita di un piccolo centro alle pendici dell’ Etna alle prese con l’ ondata dell’ immigrazione. C’ è ‘’Terra in moto’’, un viaggio nella Bassa emiliana colpita dal terremoto, e ‘’Kosovo vs Kosovo’’, un documentario sulla vita difficile delle comunità serbe che vivono ‘’isolate’’ nel Kosovo.

 Sono alcuni dei titoli presentati da Distribuzioni dal Basso, realtà nata nello scorso aprile con l’ intento di promuovere film e documentari di giovani registi e freelance emergenti che altrimenti avrebbero difficoltà ad entrare nel circuito del mainstream.

Lsdi ne parla con Paco Mariani, uno dei 12 redattori.

 

di Fabio Dalmasso

Distribuzione libera e indipendente: si presenta così, senza troppi fronzoli e giri di parole, Distribuzioni dal basso realtà nata nello scorso aprile con l’ intento di promuovere film e documentari di giovani registi e freelance emergenti che altrimenti avrebbero difficoltà ad entrare nel circuito del mainstream. E tutto questo tenendo come capisaldi due concetti molto chiari: quello del crowdfunding, meccanismo di  coproduzione sempre più diffuso, e quello delle licenze Creative Commonst.

Il meccanismo alla base del progetto è spiegato in maniera chiara sul sito: si cerca il titolo del documentario sul portale, si sceglie che tipo di donazione fare e il gioco è fatto. Le donazioni ricevute saranno ripartite a scadenza semestrale e il 50% andrà all’autore, il 30% per sostenere tutte le spese logistiche (spedizione, fatturazione, trattenuta paypal) e il 20% al portale di Distribuzioni dal Basso. “Questa suddivisione – spiegano – garantirà contemporaneamente la sostenibilità e la crescita del progetto di distribuzione e il sostegno all’opera del regista”.

Per capire meglio la storia e il funzionamento del progetto, Lsdi ha intervistato Paco Mariani,  della redazione di Distribuzioni dal Basso.

Come possiamo definire “Distribuzioni dal Basso”?

La nostra idea, che è alla base di quello che abbiamo costruito, nasce dalle esperienze degli ultimi anni relative a coproduzioni e a quello che adesso viene comunemente definito crowdfunding. Da questo punto di vista è giusto sottolineare che in realtà il crowdfunding stesso e, di conseguenza, le esperienze portate avanti da noi non sono nulla di nuovo, nel senso che nascono da tante esperienze diversificate e provate nel corso degli anni. Un concetto, quello del crowdfunding, che, praticamente, arriva da quello della colletta, cioè ragionare in termini di collettività per portare avanti una progettualità più o meno condivisa.

Ma qual è l’ elemento innovativo che avete inserito in questo contesto?

 La differenza sostanziale è stato il riformulare e il ricostruire attraverso dei segmenti specifici questo tipo di esperienze e di sperimentazioni all’interno di quello che è il web 2.0. “Distribuzioni dal Basso” nasce dall’esperienza fatta con il nostro studio di produzione SMK Videofactory all’interno del quale abbiamo sperimentato, in quattro anni, la produzione attraverso il crowdfunding di diversi documentari. Nel momento in cui li abbiamo prodotti in questo modo abbiamo anche sperimentato, sulla nostra pelle, quelle che erano nuove modalità di auto distribuzione.

Sull’ onda di questa esperienza positiva è nato quindi “Distribuzioni dal basso” che può anche essere visto come un tentativo di rendere stabili dei processi sperimentativi fatti con alcuni nostri titoli in passato. Stabilizzando il meccanismo, quindi, ma anche, ed è quello che ci piace molto pensare, facendo in modo che ciò che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle possa essere utile a registi indipendenti ed emergenti.

 Quando è nato “Distribuzioni dal Basso”?

 “Distribuzioni dal Basso” è andato on-line il 18 aprile 2013, quindi è molto recente. Si è trattato di un lungo processo di autorappresentazione, cioè di come si tenti, noi ma anche, per fortuna, tante altre realtà come la nostra, di trovare nuove forme per autorappresentarsi. Anche se è nato ad aprile c’è stata una lunghissima incubazione, in un primo momento solo teorica e poi, alla fine, nei mesi precedenti alla messa on-line, anche pratica.

Quante persone si occupano del progetto?

La redazione è composta da 12 persone: ovviamente è una redazione vera e propria, con una sua politica redazionale, ma gran parte di quello che facciamo è ancora a titolo volontario.

Quanti titoli avete sul portale?

Adesso abbiamo 21 titoli di documentari e un progetto musicale. A breve arriveranno inoltre due nuovi titoli. Lo sviluppo è stato abbastanza lineare: nei primi mesi, ovviamente, abbiamo inserito i nostri titoli e poi diversi lavori di realtà con cui eravamo già in contatto per varie esperienze condivise e fatte in passato: si trattava, nella gran parte dei casi, di titoli che erano già usciti e che avevano avuto un loro tipo di percorso e che non necessitavano quindi di una grossa strategia distributiva dall’ inizio.

Con l’ autunno siamo entrati in una fase più matura e già preventivata, che consiste nel provare a lanciare ed ad aiutare, il verbo che preferiamo utilizzare, l’uscita di nuovi progetti, nuovi titoli freschi di uscita sempre di realtà e registi che condividano l’immaginario che sta dietro a “Distribuzioni dal basso”. La cosa sta andando molto bene e questo credo sia frutto del fatto che in realtà noi non abbiamo inventato nulla di così estremamente nuovo: semplicemente, e lo sapevamo, è arrivato il momento di fare una serie di passaggi e di scelte che non abbiamo fatto solo noi in questi anni, ma che hanno fatto anche altre realtà.

Uno dei filoni indiretti del nostro progetto è quello di costruire, gradatamente, un network di queste realtà, che però sia un network che vada oltre la semplice collaborazione progetto per progetto, ma che rappresenti anche un modo per ragionare su nuove esperienze, come ad esempio le licenze Creative Commons, un filone che stiamo seguendo molto.

Un aspetto estremamente interessante quello del Creative Commons…

Si. Non so dove sia stata la genesi, però è chiaro che il web 2.0, con delle potenzialità di un certo tipo, unito alle licenze creative da una parte e, dall’altra, l’ utilizzo, anche in Italia, di meccanismi di coproduzione fatti in una certa maniera, siano tutti segnali che evidenziano che qualcosa è nato, si sta muovendo e sviluppando. E siamo assolutamente convinti di essere all’interno di questa cosa, di questo processo.

Ritenete che questo metodo sia l’unica strada percorribile per autori indipendenti?

Da questo punto di vista non ci sentiamo di prendere una posizione netta, sarebbe una scelta di tipo esclusivo invece che inclusivo: queste esperienze nascono da sperimentazioni, quindi può essere che tra qualche anno ci saranno nuove esperienze basate su nuove prospettive altrettanto legittime.

È chiaro, e ne siamo consapevoli, che i risultati, il raggiungimento degli obiettivi e anche i limiti e i difetti di questi progetti si vedranno nel tempo: ora è troppo presto per conoscerli. Ci limitiamo però a constatare, sia grazie alle nostre personali esperienze sia grazie a quelle di altre realtà, che le licenze Creative Commons hanno fatto sì che molte realtà che prima non avrebbero potuto minimamente avere gli strumenti per esprimersi e far circolare la propria espressione artistica o creativa oggi lo possono fare. Sempre più persone le usano,  quindi è in atto un percorso teorico importante. Inoltre tutto questo porta anche vantaggi concreti o modalità di semplificazione alle realtà emergenti: realtà cariche di progetti interessanti ed idee, ma molto deboli dal punti di vista legale, burocratico, fiscale etc… Può sembrare retorico, ma non lo è. Se quindi Creative Commons significa anche semplificazione non ci vedo nulla di male.

 

Quali sono le tematiche affrontate dai titoli presenti sul sito?

Le tematiche spaziano molto, sono molto diversificate per volontà nostra redazionale. Noi valutiamo se il tema ci interessa, se è spendibile e se non travalica dei confini che noi riteniamo offensivi, legati soprattutto al buon senso. Ovviamente stiamo molto attenti a uno dei principi del portale cioè la volontà di aiutare giovani registi emergenti. E abbiamo la consapevolezza che a volte ci si può trovare di fronte a un lavoro fotograficamente fatto bene, ma con una storia debole, o, viceversa, a un lavoro con una storia importante, ma tecnicamente un po’ più debole.

Questi aspetti vengono valutati progetto per progetto tenendo sempre conto non solo del fatto che sono registi emergenti che vogliono iniziare un proprio percorso, ma anche della voglia di prestare attenzione e sostegno a quel tipo di storie che in un modello di informazione mainstream vengono perse per strada. Abbiamo quindi diversi tipi di documentari: abbiamo sostenuto progetti più biografici, con storie personali che venivano raccontate e attraverso le quali si narrava un contesto più ampio, e, viceversa, lavori più di stampo giornalistico e di reporting che magari andavano più sui dati e meno sulle persone. Ma il tutto è abbastanza variegato.

Il dato da sottolineare è un altro: non è un caso che la maggioranza dei titoli sia rappresentato dal documentario. Non è stata una scelta né forzata né voluta ma, secondo noi, essendo venuta molto per caso, è frutto del fatto che il crowdfunding e certe modalità produttive in questo paese sono nate e sviluppate per prime all’interno del documentario piuttosto che nel cinema di finzione. È un dato che è abbastanza lampante. Non abbiamo comunque filtri esclusivi né per temi né per formati.

I progetti futuri?

Attualmente siamo in procinto di sviluppare con altre realtà una prima selezione di 10-12 titoli che proveremo a circuitare  in maniera diversa, sul portale sarà quindi presente anche materiale più filmico e di finzione. Tra le novità dei prossimi mesi abbiamo intenzione di lavorare sullo streaming gratuito di diversi lavori inseriti nel portale, ma anche di materiale extra, come interviste agli autori, etc… Inoltre stiamo lavorando anche molto sugli eventi off-line, quindi proiezioni pubbliche, distribuzione nei circoli, nelle librerie etc…

Da lsdi.it

 


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