De Blasio sindaco. New York dice al mondo: ora si volta pagina

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“Una vittoria schiacciante, la più clamorosa dal 1985″. Così il New York Times sull’elezione del nuovo sindaco della città, il democratico Bill De Blasio. E poi il giornale spiega che i cittadini di New York non ne possono più dell’accentuata disuguaglianza sociale fra ricchi e poveri, degli abusi della polizia, chiedono una nuova stagione. Oggi i media di casa nostra dedicheranno grande attenzione alle origini italiane del nuovo sindaco. Ed è logico che ci sia pure un po’ di “orgoglio nazionale” nell’interpretare l’evento. Ma non è questa la cifra politica con cui leggere il senso profondo di ciò che è accaduto. Sono il programma radicalmente liberal (da noi diremmo di sinistra)  di Bill De Blasio, la sua impostazione politica a meritare attenzione. Vuole tassare i ricchi per trovare risorse per le scuole pubbliche, le università, gli ospedali, intende bloccare le agevolazioni fiscali ai costruttori che sfornano grattacieli per miliardari a Manhattan, propone un salario minimo e un cambiamento profondo dei metodi della polizia oggi particolarmente dura contro sospetti e minoranze. Lo hanno accusato di essere un comunista, di volere addirittura ricreare l’Unione Sovietica. E quale è stata la risposta dei cittadini? Gli hanno dato oltre il 73% dei voti con percentuali stratosferiche del 95% fra i neri e dell’85% fra gli ispanici. E così nella capitale della finanza mondiale, nella città di Wall Street, la gente ha chiesto un mutamento radicale di politica economica simboleggiato fisicamente dal passaggio dal sindaco miliardario Bloomberg al radical De Blasio. Che cosa riuscirà a realizzare del suo programma ora è ovviamente tutto da vedere. I progetti, i buoni propositi si scontrano poi sempre con la realtà. Le armi delle elite finanziarie sono poi sempre  affilate. Ma un verdetto popolare così ampio su un programma così preciso e socialmente connotato sono una novità. La classe media ha capito che la festa in questi anni l’ha fatta solo l’1% dei più ricchi e ha scelto di cambiare, di schierarsi con i più deboli. Da New York potrebbe partire qualcosa nella lotta alla disuguaglianza che sta strangolando il pianeta. Potrebbe. Vedremo come andrà a finire. Il “centrismo” ( che tanto piace a casa nostra) quello che dà un colpo al cerchio e una alla botte ed è privo di riferimenti ideali,  nel frattempo saluta e se ne va.

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