De Blasio è diventato sindaco di New York. Perché ha capito che la fame di giustizia sociale è la priorità di ogni comunità. Anche da noi, in Italia, abbiamo un disperato bisogno di equità sociale, ma pochi sono i politici di sinistra che se ne fanno carico. Preferiscono – come va dicendo Renzi da tempo – trovare voti a destra, mantenendosi cauti su questo tema. Ma un paese senza giustizia sociale si spacca in due, tra pochi ricchi che vogliono sempre più sicurezza a protezione dei loro privilegi e tanti poveri, che covano rabbia e violenza per la loro emarginazione.In mezzo, una classe media che si assottiglia sempre più, polarizzata tra questi estremi.
De Blasio ha capito che la classe media è il pilastro della democrazia e della coesione e non può essere lasciata esposta all’erosione del mercato, ma va ricostruita con la buona politica.
Con alloggi e scuole pubbliche frutto di provvedimenti di forte valenza redistributiva. Ovvero tasse a chi ha di più, per offrire servizi sociali di inclusione a chi vive sotto la soglia di povertà, nella città con la alta concentrazione di ricchezza al mondo.
Il sindaco “rosso” ha avuto l’abilità di far capire ai ricchi che portare in classe media i poveri è un investimento per la loro sicurezza e i loro affari, più di plotoni poliziotti schierati nelle periferie e battenti campagne pubblicitarie.
Ha fatto capire ai poveri che c’è un’amministrazione che li ha localizzati e sta organizzando i soccorsi per andarli a togliere dal loro isolamento.
Da noi, invece, i ricchi sono stupidi. Evadono le tasse, che diventano sempre più opprimenti per gli altri, senza pensare che così il Paese si inabissa anche per loro.
E mentre molti poveri sprofondano cantando “meno male che Silvio c’è”, la classe media che vertreba il Paese non trova una rappresentanza politica adeguata. Quando arriverà un de Blasio anche da noi?
Forse quando una famiglia multietnica con una moglie ex lesbica non spaventerà i benpensanti e il vero scandalo sarà la povertà e l’ingiustizia sociale.
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