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Aziende sanitarie e cittadini: la beffa dei pignoramenti

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L’illusione di trovarsi in uno Stato di Diritto è durata un’estate: nonostante la Corte Costituzionale, con sentenza 186/2013 del 3 luglio 2013, abbia definito incostituzionali le norme che garantivano l’impignorabilità delle ASL “perché alterano le condizioni di parità tra litiganti, ponendo la parte pubblica in una posizione di ingiustificato privilegio”, alla ripresa dell’attività giudiziale, i tanti cittadini in possesso di sentenze esecutive per danni subiti da errate prestazioni mediche hanno avuto una doccia fredda: nelle casse delle ASL non c’è un euro!

Grazie ai fondi assegnati alle Regioni in disavanzo finanziario dal ministero dell’Economia per il 2013, destinati al pagamento dei debiti “commerciali” delle ASL, qualche imprenditore è riuscito a non fallire ed a riprendere l’attività. Nulla è stato fatto per i cittadini, vittime di errori medici in attesa di risarcimento, che hanno dovuto intraprendere pignoramenti dall’esito drammaticamente comico.

Qualcuno è riuscito a pignorare – mediante accesso diretto alla stanza del Mega Direttore Generale dell’azienda debitrice –  stampe del fumatore di pipa di Magritte, finti divani chesterfield e portapenne griffate. Soldi veri? Nisba.

Ora, se un cittadino si sottrae al pagamento spontaneo di quanto ingiuntogli dall’autorità giudiziaria “in nome del popolo italiano”, gli vengono pignorati i beni, casa in primis. E le ASL? Il peggio che possa capitare è l’asportazione di stampe e divani, giacchè siamo ancora molto lontani dall’obiettivo che i nostri Giudici Costituzionali hanno inteso conseguire con l’illuminata sentenza di luglio.  Eliminare la differenza tra pubblico e privato in ambito processuale e, soprattutto, restituire fiducia e dignità ai cittadini.


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