“Se la coperta è corta, si scoprono le famose palle d’acciaio”, dice Altan. Pare che Letta non abbia usato l’espressione “in Europa dicono che ho le palle d’acciaio”, parlando con un giornalista irlandese che poi si è inventato l’espressione colorita. Così come non aveva esattamente detto “l’Italia non può presentarsi a Bruxelles con le pezze al culo”. Tuttavia, espressioni colorite e inventate a parte, non c’è dubbio che il Premier si consideri il solo punto di gravità dell’Italia in crisi. “Io vi traghetterò”, scrivevo ieri. Che si consideri il solo italiano in condizione di poter giocare la partita del futuro. A tempo debito, da luglio a dicembre dell’anno prossimo. Durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea.
Intanto Matteo Renzi s’infilava nel ring di Servizio Pubblico, con un altro Michele che faceva bene i conti delle pensioni, Belpietro che provava a spaventarlo con la faccia da fascista, Cacciari, elegante e désabusé , a dirgli “sei in trappola, povero Matteo”, oltre a Santoro e Travaglio che gli chiedevano conto del Pd. Se l’è cavata. “Renzi attacca: la Cancellieri doveva dimettersi”. Repubblica titola così. E tuttavia, sbaglierò, ma il tono generale e alcune battute, “le palle deve averle il Pd”, “rispetti i 370mila che sono andati a votare”, rivolto a Balpietro, “il 2014 sarà l’anno della verità”, mi fanno pensare che il “rottamatore” si dia un anno buono di tempo per conquistare il partito, far vedere che una politica più coraggiosa è possibile, affondare i denti nella probabile spaccatura del partito che fu di Berlusconi, provare persino a ottenere l’abolizione del Senato e una legge elettorale che gli convenga. Insomma, un lungo braccio di ferro con Enrico Letta. Per votare nel 2015, se le ciambelle verranno col buco.
I titoli forti sono, oggi, tutti per Mario Draghi che “taglia i tassi dallo 0,50 allo 0,24”; “Costo del denaro mai così basso”: titolo identico per Stampa e Corriere. “La BCE taglia i tassi a sorpresa”, scrive il Sole mentre Repubblica applaude: “Giù i tassi, Draghi spinge la crescita”. Nei fatti il cambio Euro Dollaro è subito andato giù: più fiato alle esportazioni. La borsa, di primo acchitto, non ha gradito perché quel taglio lima i rendimenti. Alcuni commentatori si chiedono come reagiranno Bundesbank e sistema tedesco, che sembrano aver subito la scelta “americana” del banchiere centrale. Altri si domandano quanta parte della liquidità liberata finirà davvero in investimenti. La BCE fa il suo lavoro, ma servirebbe un abbozzo di politica economica europea. Di là da venire. Così stamani Standard & Poor’s declassa pure la Francia: troppi disoccupati. Osservava l’altra sera Letta che Italia e Francia, insieme, finanziano il fondo salva stati ben più che la Germania. Forse è venuto il momento di dire qualcosa, senza attendere la fine del 2014.
E Berlusconi? Dopo aver anticipato al 16 novembre il giorno del giudizio interno all’ex PDL in rotta verso Forza Italia, ora cerca di riprendersi Angelino. L’ha invitato di nuovo ieri sera. Gioca al gatto e al topo. “Dai, Angelino! Tranquillo, ti tengo al governo, ma, consentimi, questa cosa della decadenza non si può accettare. La finanziaria va cambiata. Dobbiamo ottenere ragione su casa e proprietà. Niente soldi a precari ed esodati, che quelli sono un modo per far recuperare voti alla sinistra”. Alfano ascolta e cerca di fare il tonto. Intanto fra “lealisti” e “innovatori”, “falchi” e “mediatori”, volano stracci. Neppure Ferrara crede ancora nelle capacità taumaturgiche del Cavaliere e perciò titola: “PDL, suicidio perfetto”. Il Fatto, invece, comincia a pensare che, con le larghe intese, possa crollare l’intero sistema politico: “Pd e PDL, salta tutto”.
Solo Civati si occupa dei biglietti falsi dell’Atac, agenzia del trasporto romano. A me pare una cosa enorme. Un accordo per stampare e mettere in circolazione biglietti falsi, incassarne il prezzo e far poi sparire dalla contabilità sia emissione che ricavi. Serve una rete corruttiva estesa, una mafia dentro l’Atac. Chi truffa e chi distoglie lo sguardo. Una rete di omertà, e non a Palermo, nella capitale! A spese dei romani che compravano il biglietto e passavano per evasori.