La Cancellieri si proclama servitore delle Stato in pubblico, ma poi frequenta in privato persone che fanno parte dell’anti-Stato. Fa del rispetto della legge la sua cifra, ma si accompagna a persone che la disprezzano.
E quando si trova al bivio in questa sua contraddizione, sceglie di dare prevalenza al sentimento dell’amicizia, piuttosto che all’adempimento del suo ruolo. Sarebbe stato comprensibile sentire nella telefonata intercettata con la compagna di Antonino Ligresti la frase “mi dispiace”, ma non un insistito “non è giusto” ed un umiliante “conta su di me per qualsiasi cosa…”. Da questa storia – ancora da chiarire – ne esce comunque un Paese dove la promiscuità tra Stato e anti-Stato ha avvelenato le istituzioni. Dove il provincialismo concede più rispetto alla ricchezza, che alle leggi.
Dove non c’è pietà per la disperazione del piccolo azionista che ha perso i risparmi di una vita a causa dalle irregolarità nella Fonsai operate dai Ligresti, ma c’è comprensione per una della “famiglia” che con quei soldi ha vissuto nel lusso più sfarzoso.
La Cancellieri spiegherà tutto in Parlamento. E’ un suo diritto e un suo dovere.
Ascolteremo con attenzione, ma se non verrà dimostrata uguaglianza e correttezza, deve dimettersi.
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