Siamo un popolo di apolidi, senza appartenenza ad una comunità nazionale? Molti sì. E quando pensiamo allo Stato, pensiamo a “loro”, non a “noi”. Anzi, peggio, a “loro contro noi”.
Questa mancanza di identificazione e di coesione è stata cavalcata dal ventennio berlusconiano e si scontra frontalmente contro il grande movimento dei “beni comuni”, nato in difesa dell’acqua pubblica.
Ora il bene comune sotto attacco sono le spiagge. Ma è solo il primo passo: poi verranno i parchi naturali, i musei e – perché no? – magari la vendita di quella scocciatura di Pompei, che non sa far altro che crollare.
Parlare di popolo della casa privata contro il popolo delle spiagge pubbliche è stupido.
Molto più serio è affrontare il tema di un’unità nazionale incompiuta, dove i legami sono “impegnativi” solo se sostenuti da conoscenza diretta. E quindi si dà il meglio per la famiglia, per gli amici, ma non per gli sconosciuti.