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Alluvioni d’Italia, «il fatto non sussiste»

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di Antonio Maria Mira – Avvenire

Alluvione del Tanaro ad Alessandria, 6 novembre 1994, 12 vittime: dopo nove anni di processi vengono assolti tutti gli imputati «perché il fatto non sussiste». Frane di Sarno, Quindici, Siano e Bracigliano, 4-6 maggio 1998, 160 morti: il 27 marzo di quest’anno, dopo quindici anni, appena in tempo per evitare la prescrizione, arriva la condanna definitiva a cinque anni per l’ex sindaco di Sarno, Gerardo Basile per non aver ordinato l’evacuazione della popolazione, mentre nel 2011 vengono assolti definitivamente amministratori e tecnici di Quindici accusati di non aver svolto alcuna attività per evitare le frane (in primo grado erano stati condannati a tre anni).   Alluvione di Soverato, 10 settembre 2000, 13 morti: dopo nove anni la Cassazione conferma la condanna per il proprietario del camping “Le giare” costruito nel letto di un fiume e due funzionari regionali. Assolto l’ex prefetto di Catanzaro.

Alluvione in Val d’Aosta, 15 ottobre 2000, sette morti: dopo dieci anni tutti assolti i nove imputati, tra amministratori regionali e comunali, funzionari e tecnici, accusati di disastro e omicidio colposi.
Esiti contraddittori di alcuni dei processi per i più gravi e noti disastri idrogeologici degli ultimi anni. Inchieste lunghissime, complesse (vedi intervista) che molto spesso finiscono con archiviazioni o assoluzioni. O, al massimo, con pene molto lievi. Come per il più noto di tutti, quello per la frana del monte Toc che provocò il dramma del Vajont, quell’ondata che nella notte del 9 ottobre 1963 scavalcò la grande diga piombando sui paesi della valle del Piave, provocando duemila morti. Colpe evidenti, ma dopo otto anni di processi, spostati all’Aquila per legittima suspicione, finisce con due sole condanne a cinque anni (poi ridotti a tre per motivi di salute) e a dieci mesi.

Storie che purtroppo si ripetono. Scorriamo le cronache giudiziarie degli ultimi anni. Così il 15 febbraio 2001 vengono assolti undici imputati per l’alluvione dell’agrigentino del dicembre 1993 (un morto). Il 19 novembre 2001 il gip di Crotone archivia il procedimento contro il sindaco della città jonica per l’alluvione dell’ottobre 1996 che aveva provocato 6 morti. Il 19 giugno 2006 arrivano due condanne e due assoluzioni di tecnici e funzionari per l’alluvione del settembre 1998 nella zona nord di Messina che provocò quattro vittime. Tutto prescritto l’1 giugno 2011 per l’esondazione del fiume Carrione a Carrara, il 23 settembre 2003 (morì un’anziana signora).

Sono invece ancora in corso, o sul punto di iniziare, alcuni importanti processi per eventi più recenti e che hanno avuto gravissime conseguenze. All’inizio del prossimo anno dovrebbe cominciare il processo per l’alluvione a Vibo Valentia che il 3 luglio 2006 provocò la morte di tre persone tra le quali un bambino di 16 mesi: imputati ex amministratori locali e provinciali, funzionari e proprietari di terreni. È, invece, in corso da un anno a Cosenza il processo per la frana che il 25 gennaio 2009 cadde sull’autostrada Salerno-Reggio Calbria, tra gli svincoli di Rogliano e Atilia, travolgendo un pulmino e uccidendo due persone: tra gli imputati funzionari e tecnici dell’Anas e del comune di Atilia.

Una condanna con patteggiamento a un anno nel 2011 e un processo cominciato quattro giorni fa per l’alluvione di Capoterra nel cagliaritano (quattro morti) del 22 ottobre 2008: otto imputati tra tecnici e funzionari dell’Anas, del Genio civile e della Protezione civile e amministratori locali. A maggio è cominciato il processo per l’alluvione dell’1 novembre 2009 nel messinese che nel borgo di Giampilieri e in altri comuni come Scaletta Zanclea provocò 37 morti: 15 imputati per strage e omicidio colposo, tra i quali gli ex sindaci di Messina e di Scaletta Zanclea, l’ex dirigente della Protezione civile regionale e una lunga schiera di tecnici. Infine si è in attesa della decisione del gip per la richiesta di rinvio a giudizio in relazione all’alluvione del 4 novembre 2011 a Genova, che provocò l’esondazione del Fereggiano e causò la morte di sei persone. Dopo due anni di indagini la procura genovese ha chiesto di processare l’ex sindaco Marta Vincenzi e altre cinque persone tra amministratori e dirigenti locali.

L’accusa è omicidio colposo plurimo, disastro colposo, calunnia e falso. In particolare per non aver messo in moto per tempo la macchina della protezione civile, chiudendo le scuole e bloccando la circolazione stradale.

Da liberainformazione.org


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