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341mila tonnellate di rifiuti al Sud. Dove sono lo Stato, gli enti locali, la politica?

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Assistiamo da alcuni giorni a una disputa grottesca tra i due politici, attualmente responsabili del governo della città di Napoli e della regione Campania, rispettivamente l’ex IDV De Magistris e l’attuale PDL Caldoro, riguardo alle tardive confessioni del camorrista Carmine Schiavone davanti alla commissione di inchiesta parlamentare sulla mafia e alla desecretazione di quello che lo stesso Schiavone,cugino del boss noto come Sandokan, aveva detto ai magistrati che lo avevano già interrogato nel 1997,al momento del suo arresto.

In quell’occasione il noto camorrista aveva detto che per oltre vent’anni in ben tre regioni del Mezzogiorno-Campania,Puglia e Basilicata-erano state sotterrate centinaia di migliaia di quintali di rifiuti tossici e che di essi avevano fatto parte anche materiali radioattivi senza che nessun controllo fosse stato effettuato nè da organi dello Stato nè delle regioni interessate.
Schiavone ha parlato già nel 1997 ma anche di fronte alla commissione parlamentare di una probabilità di malattie fino a tumori inguaribili per tutti quelli che abitano nelle ampie zone in cui è avvenuto l’interramento o hanno abitato in quel territorio e in un tempo che non dovrebbe andare oltre i dieci anni.
E’ un’affermazione choc che nella Terra dei fuochi, come viene chiamato il territorio che sta tra la capitale Napoli e il luogo di nascita e di crescita del Clan dei casalesi, da Casal di Principe,
Villa Literno, Marcianise, Casoria, Arzano e Castel Volturno e che si avvicina pericolosamente attraverso Capodichino al cuore della metropoli campana abitata da alcuni milioni di abitanti,un’area di mille chilometri che è stata analizzata negli ultimi anni con gli strumenti chimici ed elettronici più moderni ed è stata trovata infetta di 214 sostanze nocive in grado di infettare tutti quelli che nel territorio vivono di più di due anni,soprattutto i soggetti più deboli quali sono con tutta evidenza i vecchi e i bambini. La diagnosi che angoscia di più riguarda l’acqua per la presenza di piombo,uranio e diossine e questo riguarda sia l’acqua da bere per sopravvivere sia per irrigare i campi per l’agricoltura. Nell’aria inoltre è stato trovato un insetticida che è proibito da anni che in tutta Europa è proibito da due decenni ma che si trova nell’aria da Campania come se fosse ancora in uso.
Insomma nella zona di cui parliamo è come se si fossero concentrate, da una parte, i commerci Nord-Sud legati alle aziende settentrionali (più di quattrocento,a quanto pare) che hanno inviato per lo smaltimento dei propri rifiuti centinaia di camion periodicamente nei territori controllati dai casalesi e da altre cosche presenti nel Mezzogiorno e, dall’altra,le attività che le associazioni mafiose successivamente effettuano per liberarsi delle casse che arrivano con i camion. Di qui una situazione diventata sempre più pericolosa per gli abitanti di questa parte della Campania ma anche di altre parti del Mezzogiorno dove non sono stati ancora effettuati i medesimi controlli e che, quindi,diventano veri e propri serbatoi di malattie o addirittura di vere e proprie epidemie per chi vi abita.
Di fronte a quel che emerge da indagini scientifiche che avvalorano le ultime confessioni,la reazione del sindaco di Napoli e del presidente della regione Campania appaiono più tentativi di annullare gli scandali o di nascondere la terribile novità piuttosto che l’annuncio di misure efficaci per combattere i pericoli individuati. Ormai è chiaro che la repressione, pur indispensabile, da parte delle forze dell’ordine e dei magistrati non risultano efficaci contro le dimensioni gigantesche dei profitti che affari come questi procurano ai mafiosi del nostro paese. Ci vorrebbe, da parte dello Stato come degli enti locali, un impegno molto più grande ed esteso-sul piano della repressione come su quello della repressione-per conseguire risultati efficaci e tali da non attrarre le giovani generazioni sul cammino delle imprese mafiose. Ma in questa Italia,in altri affari impegnata, non si avverte finora un ‘attenzione più forte e penetrante.


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