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VERSO IL FORUM DI ASSISI – “Ci vuole un giornalismo nuovo che intercetti aspirazioni e tensioni degli ultimi”

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“Ricominciare” è un verbo che tutti dovremmo saper coniugare ogni giorno. Nel nostro vivere odierno non è difficile comunicare. Difficile è fare buona informazione. Siamo quotidianamente travolti da ogni specie di notizie. Pensate: in Italia, in ventiquattro ore, si incrociano via etere settecento milioni di e-mail. E non intendo menzionare quanto naviga via internet, facebook, twitter, web, eccetera.

E comunque c’è sempre qualcuno che di tanto in tanto tenta di celebrare il funerale alla carta stampata. Personalmente mi sembra voce sprecata. Ieri come oggi saper raccontare i fatti assolve un non trascurabile e delicato ruolo sociale. Nel romanzo “Fontamara”, datato 1933, lo scrittore Ignazio Silone racconta che la gente per difendere il sacrosanto diritto a riavere l’acqua, decide di pubblicare un periodico. Scopre così che stampare un foglio di giornale significa parlare alle remote orecchie di chi deve convenientemente ascoltare.
Oggi c’è molta brace che, purtroppo, è coperta da troppa cenere. Bisogna liberare la brace.
Abbiamo bisogno di un “giornalismo nuovo”, capace di intercettare le esigenze non solo di chi ha il privilegio o la buona sorte di vivere negli agi o nelle stanze del potere, ma anche di cogliere le aspirazioni e le tensioni degli ultimi, di chi non ha mai avuto voce. Mi sembra giusta la riflessione del cantautore Claudio Baglioni: “A volte più che di un mondo nuovo, c’è bisogno di occhi nuovi per guardare il mondo”.
Gli strumenti della comunicazione, se bene utilizzati, aiutano a pensare e a saper operare. La comunicazione, in ogni caso, deve perseguire e andare incontro alla verità. Comunicazione significa, sostanzialmente, camminare insieme. E per farlo occorrono pazienza, impegno, rigore, profondità, coraggio, rispetto delle persone. Ma a ben pensare, forse occorrerebbe anche qualche altra cosa: rinvenire spazio, nel calendario, per istituire una giornata nazionale (o anche mondiale?) del silenzio. Prevedere ventiquattro ore senza leggere e scrivere. Con televisione, computer e telefonini spenti. Un giorno di silenzio, per rinascere.

* vice direttore scuola di giornalismo di Salerno e presidente Ucsi Campania

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