Uniti dalla paura. Il caffè del 29 ottobre

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Scopriamo oggi che anche la Russia spiava i potenti della terra. Nel modo più semplice e arrogante, regalando gadget truccati, chiavette USB con microspie. La Stampa:”Così i russi spiavano al G20”. Corriere della Sera: “I dossier della guerra delle spie”. Scopriamo che Obama forse non sapeva che gli americani stavano spiando tutti i potenti del mondo. Lo dice il Wall street journal  e la Stampa fa eco: “L’intelligence, un corpo separato. Obama, lo riformerò”. Scopriamo che neppure la Cina, mecca del capitalismo senza freni all’ombra del comunismo più conservatore,  è davvero al riparo dal conflitto. E 24 anni dopo la repressione della rivolta giovanile contro il regime, in piazza Tienanmen, proprio sotto il ritratto di Mao, è esplosa un’auto. Abbiamo la foto, e si vedono le fiamme, ma non si sa altro.“ Attacco a Tienanmen, 5 morti”, Repubblica.”Le fiamme a Tienanmen bruciano i privilegi dello stato”, il Sole.

Capiamo anche, dalla lettura, cosa sia che tiene insieme la crisi politica italiana: è la paura. Paura del governo, che la legge di stabilità presentata alle camere risulti troppo indigesta. Ecco che, dice Repubblica: “Prima casa, tornano le detrazioni”. I costruttori, spiega il Sole24Ore, si attendano aumenti fino al 72 per cento sulla prima casa per colpa della Trise. Così il governo, neppure consegnato il testo della legge, pensa già a un nuovo decreto: “Casa, vaucher sugli affitti e modifiche sulla nuova tassa”. Sostegno agli inquilini, un fondo della Cassa Depositi e Prestiti per concedere mutui, e uno per coprire gli effetti della “morosità sociale”, insomma per pagare al posto di chi non può pagare.

Lupi, ministro per le infrastrutture, amico di Comunione a Liberazione, prepara il decreto. Intanto, insieme ad Alfano, giura: noi, presunti scissionisti, non avremo altro leader se non Silvio Berlusconi. Non avevamo capito niente. Forse non avevamo fatto i conti con la paura. Ha paura anche Marina: non sarò candidata, sostiene, apparentemente smentendo il papà. Ha paura di restare un passo indietro (relegata al Milan?) anche la bella Barbara, che si concede al Giornale di famiglia: “Mio padre circondato dai nemici e da qualche falso amico”. Sallusti ha paura di dire quel che vorrebbe. Del resto la sua cara pitonessa va tutte le sere in televisione per non dire: troppo incerto l’esito del braccio di ferro tra “governativi” e “lealisti”.  Tanto che persino Bruno Vespa si “commuove”, quando il ministro Di Girolamo affida la difesa della bandiera alla cara rivale “lealista” Stella Gelmini.

Meno male che c’è il Pd. Stefano Esposito, senatore pro Tav e, un tempo, teorico delle larghe intese, oggi si sfoga con il Giornale. Dice di aver visto  a Torino due anziani in coda per votare alle primarie, ma non avevano i 15 euro della tessera, sono usciti e subito dietro l’angolo qualcuno glieli ha dati. “Ad Asti – dice Esposito – 220 nuovi tesserati, tutti albanesi. A Vercelli ha votato un tizio che due giorni prima inneggiava per Mussolini”. Chissà, forse l’ex castigamatti di chi dialoga coi movimenti, alla fine sceglierà la mozione Civati.  Le conversioni vanno di moda, segno che l’apparato sbanda. Gianni Cuperlo prende le distanze da Mirello Crisafulli, che pure con Cracolici rappresenta in Sicilia la sua mozione.  Renzi a Firenze vota per un segretario provinciale che sta con Cuperlo. E io, e questa è vera follia, mi iscrivo al Pd e pure a Palermo. Anche se in un circolo che si chiama “Uguaglianza e Libertà”, con un gruppo di giovani (dai 18 ai 40) assai lontani dalle logiche delle cordate.

Ha paura pure Grillo che, lo dice Il Fatto, “Ora si gioca tutto. Al voto e se perdo, mollo”. Beppe, è del 1948, due anni più di me, dunque già nell’età della pensione. Ma non trova di meglio che dare dell’anziano (vuol dire superato? Un po’ rincoglionito? Poi aggiunge “furbo” che dovrebbe significare poco per bene), al presidente Napolitano, del quale chiede le dimissioni. Poi, però, ammette: “Non abbiamo fatto niente, ci hanno messo in un angolo”. Nell’angolo si è messo da sé e nell’angolo ha costretto senatori e deputati. Ricordate? “Non mescoliamoci, i partiti sono morti, li cacceremo tutti, solo un governo a 5 stelle”. Ma negli ultimi comizi deve aver fiutato un’aria diversa. “In Trentino Alto Adige i grillini perdono 3 voti su 4”, scrive La Stampa. Beppe si è subito presentato in Senato per ricucire con i suoi, per dire loro, dietro un diluvio di parole, di sproloqui sull’euro che ci strozza, di attacchi ai giornali che ci ingannano, per dirgli: “Fatemi provare ancora, votiamo e se perdo lascio”.  Paura e voglia di ridurre il danno.

Decadenza del senatore Berlusconi. Solo da lì, forse, arriverà la scossa. Se il Senato la votasse, Forza Italia ha minacciato di andare in piazza. Manifestare è un diritto, grazie a Dio.  Ma un minuto dopo i “lealisti” dovrebbero scegliere se lasciare il governo del “traditore” Letta.  Anche Alfano per la prima volta sarebbe costretto a scegliere. Se restare a vita un delfino “senza  quid”, o se ritrovarlo, quel quid,  all’ombra di Schifani, del trasformismo siciliano e con la benedizione di Letta e di Napolitano. L’aula del Senato dovrebbe essere chiamata al voto tra un paio di settimane. Repubblica: “Decadenza, il voto palese guadagna terreno”. Corriere: “Decadenza, spinta per il voto segreto”.

Intanto in Commissione Affari Costituzionali si impantana il confronto sulla legge elettorale. Il Pd si schiera per il doppio turno. È venuto il Capo Gruppo Zanda e ha tagliato la strada a incertezze e distinguo. La consultazione dei candidati segretari, di Renzi, Civati, Cuperlo e Pittella, ha sciolto il nodo. Anche se il doppio turno di cui si parla in  Senato è  in realtà un sistema proporzionale con preferenze, che prevede il ballottaggio per assegnare un premio di governabilità alla coalizione più forte. Non il sistema francese, di cui parla oggi Ignazi su Repubblica. In ogni caso, il PDL dice no. Proporzionale, senza preferenze e un premio per governare a chi superi il 40 o anche il 35 per cento dei voti validi.  Lista civica: doppio turno senza preferenze. Movimento 5 Stelle: proporzionale con preferenze. Ma come? Non erano quelli del vogliamo tutto o niente? Paura, appunto.

da corradinomineo.it


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