Renzi dice che approvare l’amnistia e l’indulto non servirebbe a nulla, senza cambiare le leggi che affollano le carceri, come quelle che puniscono chi consuma droga (Fini-Giovanardi) e chi è clandestino (Bossi-Fini). Poi, però, c’è il problema che non si possono cambiare queste leggi, perché il PDL è contrario, ma è anche un alleato del PD nella maggioranza e insistere significherebbe mettere in crisi il governo. Cosa che lui non vuol fare.
Ecco, questa è la dimostrazione lampante che i fautori del “tutto o niente” in realtà mirano al niente.
In linea di principio quello che dice Renzi è giusto.
Ma colpisce che lui veda la legalità minacciata dalla clemenza e non la Costituzione tradita dagli affollamenti nelle celle, vietati quali “trattamenti contrari al senso di umanità” (art. 27). La Carta invece persegue il fine rieducativo della pena, anche nell’interesse della collettività, perché il “rieducato”ha molte più probabilità di reinserimento, che di recidiva.
Quindi, sì ad atti di clemenza umanitaria e limitata.
Ma che siano il primo provvedimento di un “pacchetto” di interventi di un governo di sinistra, mirati a cancellare la vergogna delle norme riempi-carceri.
Volute da un partito che ha perseguitato gli emarginati e ha avuto crampi da sforzo garantista solo per salvare un miliardario grande evasore da una giusta pena,
Da scontare non in una cella sovraffollata, ma in una villa con fidanzata.
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