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Querele. Il “Fatto Quotidiano” non diffamò Brambilla

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Il Tribunale civile di Roma respinge la querela dell’ex ministro e dal dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo

Il Fatto Quotidiano non diffamò Maria Vittoria Brambilla né lo Stato (nello specifico il dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo del Consiglio dei ministri), scrivendo che nel ministero allora guidato dalla Brambilla erano stati assunti dieci suoi ex collaboratori. Lo ha stabilito la prima sezione civile del Tribunale di Roma, che lo scorso 10 ottobre ha rigettato la querela civile per diffamazione presentata dal dipartimento per un articolo pubblicato dal giornale diretto da Antonio Padellaro il 13 novembre 2010 (Brambilla sistema. Imbarcati a Torino dieci fedelissimi della ministra) e per un pezzo dai contenuti analoghi del successivo 17 dicembre.

La querela, presentata contro tre giornalisti, il direttore e l’editore del quotidiano (difesi dall’avvocato Caterina Malavenda), era accompagnata da una richiesta di risarcimento danni di un milione di euro, a cui si aggiungeva quella di 500 mila euro della Brambilla. L’ex ministro chiedeva anche che la sentenza di condanna venisse trasmessa “all’Ordine dei giornalisti per l’avvio del procedimento di sospensione degli autori della diffamazione e del Direttore responsabile per un periodo non inferiore a tre mesi”.

Il giudice, come ha riportato il Fatto il 17 ottobre a pagina 5 (Brambilla ci querela e perde, il governo paga), si richiama al diritto di critica, che può essere anche tagliente, e a quello di libertà di espressione del pensiero: “negare la possibilità per la stampa di interpretare eventi e aspetti della realtà”, si legge nella sentenza, “cogliendone e evidenziandone veri o presunti significati politici significherebbe limitare fortemente il diritto costituzionale affermato dall’articolo 21″ della Costituzione.

Il Tribunale ha reputato “veramente incredibile che la Presidenza del Consiglio possa ritenersi lesa se un giornale di opposizione prospetti al lettore una sua interpretazione – che, quand’anche malevola e pregiudiziale, deve comunque considerarsi legittima – di una vicenda che appare caratterizzata da un’oggettiva anomalia: le uniche persone meritevoli di far parte della struttura organizzata da un ministro per rilanciare il turismo erano ex collaboratori dello stesso o avevano legami e origini politiche contigue”. Inoltre, continua il giudice, “la critica svolta dal giornale è indirizzata nei riguardi dell’onorevole Brambilla (..) Neppure di riflesso si può ipotizzare che il Dipartimento possa essere pregiudicato”.

Infine la Corte ha riconosciuto la natura pretestuosa e intimidatoria della richiesta di risarcimento danni, definendola “spropositata […] in una materia ove di sovente si ricorre a richieste economiche esorbitanti solo per intimidire l’avversario politico”.

OSSIGENO


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