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Mafia e Unione europea

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C’è un particolare rivelato dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni meglio nota come CRIM che ha appena presentato prima a Palermo e il 17 settembre scorso a Trapani, sede clandestina ma nota ormai a tanti dell’attuale capo dei capi di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, che fa capire a tutti le dimensioni dei traffici legati alle associazioni mafiose che operano in Europa.

Cinque anni fa – questo è il particolare – il governatore della Banca di Spagna ha denunciato un abnorme circolazione di banconote del taglio 500 euro per un totale di 464 milioni nell’area Euro e che nel periodo 1998-2008, tra i latitanti e arrestati all’estero rappresentano circa un terzo del totale (44 su 144). E l’anno prima, vale la pena ricordare c’è stata in una piccola città tedesca, come Duisburg, una strage di calabresi compiuta dalla ndrangheta dimostrando che l’associazione calabrese considera quella zona un centro nevralgico giacchè si trova a breve distanza dai porti di Rotterdam e di Anversa che sono i capolinea riconosciuti delle principali rotte degli stupefacenti provenienti dall’Africa occidentale e dall’America Latina e vicini al principale centro finanziario europeo che è, come noto, la città di Francoforte. Del resto, proprio la storia delle organizzazioni di tipo mafioso si può identificare nella grande capacità di intimidazione, radicata intimamente come è nel contesto economico e socio-culturale. Del resto l’esperienza storica, di cui chi scrive si occupa da molti decenni, dimostra che proprio nei momenti di crisi economica e sociale o nei grandi cambiamenti epocali (e la globalizzazione è stata uno di questi) tali organizzazioni sono capaci di rinnovarsi, di ampliare la propria sfera di attività, di conquistare nuovi territori e nuovi mercati. Del resto la minaccia della criminalità organizzata per l’Unione Europea supera ampiamente i confini del Continente e va affrontata osservando un approccio internazionale e globale (utilizzando il lavoro già fatto da Eurojust negli anni trascorsi) e realizzando una stretta cooperazione con i paesi terzi e con organizzazioni internazionali quali ad esempio l’Interpol e l’Unodoc.

Alla relazione della Commissione europea, hanno collaborato 48 magistrati specializzati nella lotta contro le associazioni mafiose tra i quali l’attuale procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e il suo collega ancora in servizio nella capitale siciliana Nino Di Matteo. E, nella seconda metà dell’ottobre 2013, presenterà all’assemblea di Straburgo per l’approvazione finale il testo della relazione (di cui ha fatto parte anche l’eurodeputata Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso da Cosa Nostra) già votato con 29 voti a favore e nessuno contrario dalla Commissione nominata dal parlamento europeo. La Commissione – è stato ulteriormente chiarito da Sonia Alfano, relatrice del testo, nella presentazione del 17 settembre a Trapani – “non intende limitarsi ad aggredire le mafie in senso stretto giacchè l’obbiettivo è di colpire in maniera esemplare i colletti bianchi, i fiancheggiatori e i loro patrimoni” salvaguardando la tutela dei familiari delle vittime innocenti dei raggiri. La cifra continentale della corruzione pubblica è di circa 120 miliardi di euro ed è l’Italia a detenere saldamente il primato con i suoi 60 miliardi di euro.”E’ indispensabile – ha dichiarato Scarpinato poco più di un mese fa – che negli Stati europei venga introdotto il reato di intestazione fittizia di beni a terzi.

E’ impressionante quello che sta succedendo in Germania: proliferano decine di società intestate a cittadini tedeschi i quali si prestano dietro compenso di denaro a fare da prestanome a mafiosi che così nascondono i loro beni. Va istituita la procura europea antimafia.Un altro aspetto che risalta nella relazione della Commissione del parlamento europeo è l’intensa attività della mafia russache si manifesta sia con la presenza di queste organizzazioni criminali nei territori degli Stati membri che con nuclei criminali in Russia utilizzando l’Unione Europea come merca-to di destinazione dei loro traffici illegali praticando il traffico di esseri umani per lo sfruttamento della prostituzione, il traffico di eroina, cocaina e droghe sintetiche e per la realizzazione di investimenti e la contaminazione dell’economia legale. Infine la Commissione raccomanda a ragione l’attenzione al ruolo dell’Africa Occidentale (col particolare concorso della mafia nigeriana, che ha un ruolo determinante nel traffico della cannabis (proveniente dal Marocco) e della cocaina, proveniente dall’America Latina. Ma l’aspetto decisivo della relazione Alfano è l’accettazione aperta delle conclusioni decise dal Consiglio dell’Unione Europea che ha stabilito “un pluriennale ciclo di politiche dell’UE per fronteggiare le più importanti minacce criminali secondo un approccio coerente attraverso l’ampia cooperazione degli Stati Membri, delle istituzioni europee, le agenzie europee, i paesi terzi e le organizzazioni europee.” Quale distanza dall’Italia delle larghe intese, nella quale dalle elezioni del febbraio 2013 si è litigato per oltre sette mesi prima di decidere a chi far presiedere la nuova commissione Antimfia prima di decidere di darla un parla mentare del PDl, molto spiritoso, non c’è dubbio, ma pur sempre legato all’ormai semidecaduto Silvio Berlusconi.


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