Non che ci sia molto da aggiungere a quanto altri commentatori e giornalisti hanno già scritto e detto abbondantemente, con cognizione di causa. Quella cerimonia per commemorare le vittime di Lampedusa, senza i superstiti e in presenza dei diplomatici eritrei “responsabili” politicamente e moralmente di quelle stesse morti, si commenta da sola. E dispiace che il presidente del Consiglio parli di Europa senz’anima quando forse dovrebbe interrogarsi su dov’è andata a finire l’anima italiana, piuttosto. In realtà quell’anima noi lo sappiamo bene dove sta, lo abbiamo visto in queste settimane. Sta nel cuore di Lampedusa, e fra la sua gente, fra i sommozzatori che con le lacrime agli occhi sono andati a recuperare i morti sepolti in fondo al mare, tra i pescatori che sono usciti col mare grosso solo per buttare una corona di fiori laddove era sprofondato il relitto, tra le tante famiglie che si sono offerte di dare ospitalità e calore ai bambini rimasti orfani, dentro quei comuni che si sono offerti di dare degna sepoltura ai morti, che in Eritrea mi fu detto una volta, contano molto più dei vivi, e tra quegli altri che hanno deciso di dare ospitalità ai vivi, ai profughi fuggiti da una dittatura sanguinaria. Sta all’interno di una società civile, che checché ne dica la Lega o chi di turno, comprende fino in fondo l’immenso dolore umano che non ha colore, razza o religione, il dolore di una perdita, il dolore di una speranza tradita. Sta, ancora, tra le tante persone comuni, cittadini e cittadine italiane/i, che guardando in tv le immagini della tragedia hanno pianto lacrime autentiche e prive di retorica, accorgendosi, forse per la prima volta di come il nostro bel mar Mediterraneo sia diventato, nel corso degli anni, un grande cimitero.
E starà ancora, questo ce lo auguriamo, tra chi deciderà di scendere in piazza accanto agli eritrei il 25 di questo mese per gridare, davanti a Montecitorio, un’indignazione giusta, di fronte a una cerimonia farsa che ha offeso vittime, parenti e sopravvissuti una seconda volta, e per chiedere non solo all’Italia, ma a tutti i paesi europei di aprire finalmente gli occhi sulla feroce dittatura che da vent’anni costringe donne e uomini a fuggire dal proprio paese e di mettere in atto le Risoluzioni che prevedono sanzioni nei confronti dell’Eritrea. ”Chiediamo agli Stati d’Europa di adottare provvedimenti – scrive il Coordinamento Eritrea Democratica che ha promosso l’iniziativa – perche’ vengano impediti alle Ambasciate eritree il libero movimento sui territori nazionali, l’organizzazione di incontri con gli eritrei in diaspora, la raccolta di fondi e ogni campagna di propaganda politica. Chiediamo ai Governi e ai Parlamenti europei che, in base alle Risoluzioni sulle sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, venga vietato l’ingresso nei loro Paesi ai rappresentanti ufficiali dell’Eritrea”.
L’appuntamento è venerdì 25 ottobre alle ore 10 a piazza Montecitorio. Siamo convinti che l’anima autentica dell’Italia sarà lì con gli eritrei.
L’altra, probabilmente, si è volutamente distratta.
Per info: http://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/eritrea-democratica-si-mobilita/