“Se c’è una capitale mondiale di umanità è proprio Lampedusa. Mentre sul tema immigrazione i governi – italiano e stranieri – si sono giocati negli anni il consenso e i regimi e i trafficanti si sono giocati i guadagni, gli abitanti di Lampedusa non hanno mai smesso di dimostrare la loro umanità intervenendo sempre e subito”. A dirlo, intervistato da Articolo21, è il giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti (nella foto) che nel 2005, fingendosi clandestino, ha vissuto una settimana con centinaia di immigrati a Lampedusa. Tra soprusi, umiliazioni e condizioni disumane.
Otto anni fa, per una settimana, sei stato clandestino a Lampedusa. Oggi qual è stato il tuo primo pensiero alla notizia dei cento morti, forse anche molti di più?
Ho pensato ai miei compagni di stanza quando ero rinchiuso a Lampedusa. Erano ventiquattro persone. Partiti in trenta, ne hanno perse sei durante il viaggio. Uno era caduto in acqua altri si sono buttati per salvarlo. Hanno perso il contatto col gommone e sono morti. L’altra riflessione che ho fatto è stata sulla sconfitta di tutto il cosiddetto mondo civile visto che sono più di dieci anni che si ripetono queste tragedie. Tutte le norme introdotte sono dettate prevalentemente dall’ideologia e non da un tentativo di soluzione radicale della questione e cioè quello di limitare le condizioni per cui la gente parte.
Molti dei morti sono eritrei, scappano da una dittatura
Sì, una dittatura sostenuta anche dall’Italia, da alcuni sindacati, imprese private, partiti del centro destra. Dalla Germania e da altri paesi Ue. Se non non ci fosse stata una dittatura non ci sarebbe stato motivo di fuga dall’Eritrea, paese per altro accogliente dal punto di vista climatico almeno per quanto riguarda l’altopiano.
Quale fu l’umiliazione peggiore di cui sei stato testimone quando ti fingesti clandestino?
Fu vedere altri italiani prendersi gioco delle persone appena sbarcate costringendole a subire calci, schiaffi, pugni. Il gioco del corridoio che consiste nel far passare le persone tra due file di militari e prenderle a sberle sulla testa. In ogni caso ritengo che rispetto alla tragedia di oggi quelli erano fenomeni di violenza e aggressività legati a fatti contingenti. Il dramma di oggi va al di là di tutto questo, ci chiama a dare risposte immediate e precise. Bisogna ricordare che anche nella prima guerra mondiale venivano creati corridoi umanitari. Dove sta l’Alto Commissariato dei rifugiati, e i paesi avanzati? Cosa fanno invece di accogliere i profughi che hanno parenti nei paesi di origine? Cosa fa la politica?
L’allora ministro dell’interno Maroni disse allora “dobbiamo essere più cattivi con l’immigrazione irregolare”.
Non dobbiamo dimenticare che spesso, dietro l’immigrazione irregolare, ci sono soprattutto persone che scappano per il diritto alla propria sopravvivenza. Bisogna essere cattivi contro le cause della fuga, i conflitti, l’amicizia di dittature, regimi e governi che magari, a costi agevolati , ci fanno avere l’energia e altri prodotti del sottosuolo… Non voglio andare a cercare responsabilità singole ma di sicuro, se questo è il risultato, l’approccio complessivo è stato sbagliato.
I cittadini italiani come stanno reagendo?
Per la gran parte il sentimento di umanità è vero, autentico. Ma sono troppi quelli in cui permane cinismo e totale distacco. Alcuni giorni fa sul sito di un importante quotidiano che riportava la notizia dei tredici morti il 37% dei lettori si dichiarava soddisfatto. E’ il sintomo di un cinismo diffuso e spaventoso.
Hai proposto sul tuo blog l’assegnazione a Lampedusa del Nobel per la Pace 2014, perché?
Se c’è una capitale mondiale di umanità è proprio Lampedusa. Mentre sul tema immigrazione i governi – italiano e stranieri – si sono giocati negli anni il consenso e i regimi e i trafficanti si sono giocati i guadagni, gli abitanti di Lampedusa non hanno mai smesso di dimostrare la loro umanità intervenendo sempre e subito. Visto che lo scorso anno il premio è stato dato alla Ue che è il grande assente di questa vicenda, Lampedusa penso lo meriti completamente.
Qual è il comportamento dei media e dell’informazione su queste tragedie?
Nel 2005 ho sentito la necessità come persona e come giornalista di capire a fondo queste tragedie umane e per questo ho finto di essere un immigrato. Da allora ad oggi il racconto è migliorato e i media hanno oggi maggiore sensibilità. Chi ha fallito invece è la politica degli anni precedenti, italiana ed internazionale, una politica molto debole. Ciò non significa che si debbano aprire le frontiere per accogliere tutti ma lavorare a livello internazionale affinché le cause della fuga vengano ridotte. E poi, se fosse più semplice entrare regolarmente nei paesi europei senza ricorrere ai trafficanti, le autorità dei paesi europei potrebbero concentrarsi di più sull’espulsione di coloro che commettono reati molto gravi.
Politica internazionale debole, affermi. Forse l’unico capo di stato estero veramente sensibile è stato il papa…
La sua è stata un’azione straordinaria. Il giorno dopo il suo arrivo a Lampedusa ho scritto “il papa si è fatto uomo”. Adesso tocca a ministri e capi di di governo, anche nella Ue, farsi uomini e donne e scendere a livello delle persone che rischiano la vita in questi viaggi della disperazione.