L’anno prossimo,il 23 marzo 2014,molti di noi saranno,come ogni anno, in via Tasso a Roma,dove da mezzo secolo si commemorano la deportazione e la strage di 335 italiani antifascisti ed ebrei. E chi,come me, c’è stato molte volte, sa che il nome di Eriche Priebke,capitano delle SS,che dal comandante (il tenente colonnello dei Servizi di sicurezza (SD) a Roma, Herbert Kappler) fu incaricato,insieme con il capitano Kurt Schulz della responsabilità che quelli che figuravano nella lista venissero realmente fucilati,è abbastanza noto tra quelli che hanno vissuto o hanno sentito a lungo parlare di quei drammatici giorni.
La lista di 320 persone(dieci per ogni soldato tedesco ucciso nell’attentato del Gap in via Rasella,secondo l’ordine diretto del Fuhrer ),divenuta-nelle ultime ore della ricerca- di 335(per la morte tardiva di un altro soldato tedesco, ferito gravemente in via Rasella),venne compilata in alcune ore di intenso lavoro burocratico dal colonnello Kappler, con l’aiuto del questore di Roma Pietro Caruso,la consultazione del ministro degli Interni della RSI Guido Buffarini Guidi, l’ individuazione diretta di un centinaio di ebrei e di prigionieri politici e comuni detenuti nelle carceri della capitale condannati a morte o(come poi avvenne , in attesa di deportazione nei lager tedeschi).
Era stato il comandante nazista della Roma occupata,il generale delle SS Kurt Malzer,a dargli l’ordine di preparare la lista ma, alla fine, volò a Roma il generale Wolff, capo supremo della polizia nazista, per dargli l’ordine definitivo e fu il comando supremo delle armate naziste a Berlino a chiarirgli che l’ordine dell’eccidio era di fucilare nelle successive ventiquattro ore tutti i prigionieri selezionati.L’intento nazista era quello di punire la popolazione romana,e gli italiani in genere per le azioni compiute dai partigiani che non soltanto nella capitale ma in tutto il paese si stavano organizzando per resistere all’odiosa occupazione nazista. Ricordo questi particolari di quella strage perchè deve esser chiaro che Priebke ebbe la pesante responsabilità di seguire ed attuare, senza esitazioni, il terribile ordine di Hitler ma che fu tutto il gruppo dirigente centrale di Berlino e dell’Europa occupata a collaborare direttamente all’ordine hitleriano e che il governo della Repubblica Sociale Italiano non fu da meno e non si dissociò neppure per un minuto da quel feroce assassinio collettivo nella capitale italiana.Colpiscono ancora, a leggere i particolari di quella terribile rappresaglia,le storie di decine di vittime colpevoli soltanto di resistere al nemico e, da un giorno all’altro, cambiarono il loro destino evitando la deportazione nel lager ma terminando di colpo la loro vita con una fucilata o ebbero lo stesso destino soltanto come ebrei, essendo stati fino all’autunno 1938 cittadini a tutti gli effetti cittadini dell’Italia retta dalla dittatura fascista ma che avevano pagato con una persecuzione sempre più forte l'”abbraccio brutale”, scrisse così lo storico inglese William Deakin,tra Roma e Berlino.
Nessun dubbio, insomma sui delitti di Priebke e sulla sua diretta partecipazione all’eccidio romano, ma il suo cosiddetto testamento di fede nazista- raccolto dai giornalisti poco prima della morte- conferma purtroppo quanto fosse profondo quello che un altro grande storico, Hobsbawm chiamò nel suo ultimo libro “il male di fondo del Novecento”,un male che era europeo,che ebbe il suo centro nella Germania nazionalsocialista ma che toccò gran parte del vecchio continente,inclusa l’Italia.