“Poter raggiungere genti che lingue, costumi, fedi diverse potrebbero dividere da noi e scoprire invece che siamo similissimi – quasi fratelli – è un insigne piacere” Con queste parole di Fosco Maraini vengo accolto ne “La Grande Avventura”, la splendida mostra fotografica al Palazzo delle Esposizioni, che celebra i 125 anni della rivista National Geographic.
Le foto alle pareti parlano del pianeta e dei suoi abitanti. E delle sfide dei primi fotografi naturalistici, come la storica foto di George Shiras, la prima notturna con gazzelle in corsa, scattata con una foto-trappola da lui inventata.
Mi volto e l’intensità di uno sguardo mi aggancia dal fondo della sala.
E’ quello indimenticabile della ragazza afghana che Steve McCurry nel 1984 ha colto mentre i suoi grandi occhi verdi sono in bilico tra paura e curiosità. Lo stesso fotografo che 10 anni prima aveva scattato l’immagine altrettanto famosa dei pescatori dello Sri Lanka – anche questa esposta – sospesi su un giunco conficcato nel mare basso, che sembrano aironi.
Gente di tutto il pianeta ci guarda mentre li guardiamo.
La donna filippina (1917) che porta la sua bambina addormentata legata sulle spalle; i fedeli di una moschea di Herat, che sono rimasti immobili in posa per tre secondi (nessuno ha chiuso gli occhi!) mentre la pellicola fissava i loro visi e gli aghi di luce che del soffitto bucavano la penombra dell’ambiente.
Bello anche il rapporto tra uomini e animali.
Come la foto del ragazzo Amish della Pennsylavania che mostra nel palmo della mano il suo coniglietto; o un “forestale” Mahout del Cylon, che si arrampica sulla zampa piegata del suo elefante da lavoro, per lavarlo al fiume dopo una dura giornata di spostamento dei tronchi..
Mi ha colpito anche l’accostamento delle foto di due vortici: quello umano dei pellegrini de La Mecca e quello intorno al Colosseo, avvolto nel nido di scie di luci delle auto del traffico.
Uscendo mi chiedo quanto della bellezza illustrata da National Geographic c’è ancora e quanta è stata nel frattempo distrutta. “Noi – scrive il curatore Guglielmo Pepe su un pannello – siamo gli esseri più intelligenti del Pianeta, ma non i migliori. Perché lo stiamo distruggendo”.
Le giornate si sono accorciate e già tramonta.
Il mio pensiero va a Cristian D’Alessandro, attivista detenuto insieme ai suoi compagni di Greenpeace a Mosca, per aver difeso il nostro Pianeta.
Non sei solo, Cristian, presto vi tiriamo fuori di là.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21