Già da tempo, complice l’ideologia delirante della Lega e di alcuni movimenti di destra, osserviamo nel nostro paese il dilagarsi di una mentalità razzista. Se prima alcune persone usavano l’espressione: “io non sono razzista ma” prima di esporre il proprio pensiero discriminatorio, oggi si sente sempre più spesso dire: “io non ero razzista, mi ci hanno fatto diventare loro” oppure: “Si sono razzista, lo ammetto” contornato di frequente da riferimenti di concezione fascista. Nel nome della ‘libertà di espressione’ vengono dette parole piene di violenza, ho letto i commenti di chi parla di lanciafiamme per respingere i migranti o di chi reputa una persona di colore inferiore alla ‘razza’ bianca. Tutto questo nel 2013, l’ignoranza e la cattiveria spopolano nelle menti di molti nostri concittadini, sinceramente non avrei mai creduto in vita via di sentire certi vaneggiamenti che reputavo lontani dalla nostra cultura. I fautori di tali pensieri stravolgono a loro piacimento le parole per etichettare e fare ghettizzazione, ‘extracomunitario’ (persona che vive fuori dalla comunità europea, come per esempio lo sono anche i canadesi) diventa sinonimo di persona che proviene dal continente africano, o da quello asiatico, con l’unico scopo d’invadere il nostro territorio e d’imporci i loro costumi. Quando poi qualcuno si azzarda a parlare di accoglienza e di solidarietà viene tacciato di ‘buonismo’ come se l’essere un pelino più umani costituisse un delitto. Sembra estremamente difficile poter contestare i vari farneticamenti anche semplicemente riportando i dati e gli studi degli esperti di geopolitica e di economia. Coloro che fanno affermazioni razziste non ascoltano, le colpe della crisi, secondo loro, non sono da attribuire alla cattiva politica italiana, alle mafie e al capitalismo globale, ma ai migranti e a persone come la Presidente della Camera Laura Boldrini o alla Ministra dell’Integrazione Cécilie Kyenge. Sembrano dimenticate le lezioni della storia, dimenticata la dittatura, anzi, sempre più persone invocano il Duce. E’ preoccupante constatare che un popolo faccia appello all’uomo forte, a cui obbedire ciecamente, che intervenga per mettere ordine anche a costo di sopraffazione e morte.
Il continente Africano è stato fin dalla metà del XIX secolo colonizzato da Francia e Inghilterra e in misura minore da Spagna, Portogallo, Italia, Germania e Belgio. Ancor prima del colonialismo ci fu il terribile fenomeno della schiavitù, un numero fra i 9.400.000 e i 12 milioni di uomini, donne e bambini furono strappati via dalle loro terre per essere venduti nel nuovo continente, si stima che circa il 30% di loro perse la vita durante il tragitto. La colonizzazione ha portato ad un impoverimento di molti paesi del continente africano, a un sistema politico gestito spesso da sanguinarie dittature con cui vengono intrattenuti rapporti di mercato. Non dimentichiamo inoltre l’impoverimento culturale causato dai colonizzatori che avevano imposto i loro usi cancellando con la forza le tradizioni locali.
L’attuale situazione di mercato fra paesi ricchi e quelli poveri comportala l’acquisto di diamanti in cambio di armi, il Niger sfruttato e avvelenato dalla più grande industria francese dell’energia nucleare per l’estrazione di uranio, armi made in Italy vendute in Afghanistan, Cina, Iraq, Libia e Siria, armi italiane vendute ai dittatori, materiali radiottivi estratti a mani nude dai minatori per i nostri apparecchi elettronici , petrolio e altre materie prime sfruttate dalle grandi industrie della parte ricca del mondo per consentire a noi fortunati di avere cose che vanno ben oltre le nostre reali necessità, un gioco questo che costa la vita di chi in quelle terre c’è nato e cerca di sopravviverci. In tutto questo non scordiamo il ruolo della nostra italianissima mafia che connette industrie e dittatori. E’ colpa di chi scappa dalla dittatura, dalla povertà, dalla guerra la crisi italiana? Pensiamo alle nostre scarpe, ai nostri vestiti, ai giochi dei nostri figli, quanti dei nostri oggetti quotidiani sono prodotti da persone, spesso bambini, ridotte in schiavitù? Non dimentichiamo i 1.033 morti del palazzo crollato in Bangladesh lo scorso aprile, la maggior parte di loro, bambini inclusi, erano lavoratori senza diritti, ridotti in schiavitù da chi, come alcuni grandi marchi della moda, sfrutta la loro condizione di povertà per arricchirsi ulteriormente. E senza andare troppo lontano pensiamo allo sfruttamento che avviene in casa nostra, pensiamo a quello che mangiamo, pensiamo che quella frutta e quella verdura sulle nostre tavole sono state raccolte da lavoratori migranti che guadagnano circa il 40% in meno degli autoctoni, che lavorano in condizioni disumane e senza diritti.
Guardando la realtà dei fatti non mi sembra che ci sia poi da andare tanto fieri di essere italiani.