I precari della giustizia dopo il 30 Novembre saranno disoccupati

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Dalla prossima manovra finanziaria del governo Letta dipenderà anche il futuro dei precari della giustizia. Parliamo di oltre tremila giovani italiani che sono stati impegnati in un progetto formativo, costato allo Stato 8 milioni di euro, per snellire e informatizzare  il lavoro d’ufficio dei tribunali e delle segreterie delle Procure.
Il Coordinamento dei precari della Campania, formato da cinquecento unità, è in ansia perché non conosce la propria sorte dopo il 30 Novembre 2013.

Il progetto, partito con una selezione pubblica a cui hanno aderito laureati e laureandi in Giurisprudenza, inizialmente per sei mesi, è stato poi prorogato visti gli eccellenti risultati. La decisione è stata presa dal governo Monti, che ha inserito la proroga nella legge di stabilità per il 2013. Oggi a quasi un anno dall’inizio dell’esperienza non emergono segnali di stabilità per questi lavoratori della giustizia. Gli stessi dipendenti che hanno contribuito alla formazione del giovane personale rischiano di doversi sobbarcare nuovamente il lavoro in parte condiviso con le nuove leve. Il settore della Giustizia secondo le stime del Ministero presieduto dalla Cancellieri necessità di diciottomila unità. Nonostante l’esigenza, il rischio che si lasci forza lavoro formata a casa non è da escludere.

L’efficienza di un settore fondamentale per il cittadino non può dipendere da un personale esiguo e prossimo al pensionamento. La riforma della giustizia dovrebbe partire dal personale amministrativo da impiegare per garantire il funzionamento della Pubblica amministrazione. Mandando a casa questi giovani sarebbero in troppi a perderci: lo Stato che li ha formati, loro che hanno investito studio e dedizione, ma soprattutto i cittadini che pagano la disfunzione dei pubblici uffici.


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