di Piero Innocenti
In questi giorni di dolore e lutto nazionale per la strage dei profughi annegati nel barcone a Lampedusa, a poche centinaia di metri dalla costa, sono state molte le critiche nei confronti della legislazione sull’immigrazione, nei riguardi dell’UE, particolarmente svogliata nell’affrontare seriamente il problema, verso il sistema di controllo delle frontiere esterne affidato a Frontex e su quello dell’accoglienza e assistenza dei migranti e dei profughi. Quando, tra qualche giorno, si saranno attenuati questi legittimi e comprensibili sentimenti collettivi e si tornerà a parlare di questi temi con razionalità e, magari, con più serietà e determinazione nell’affrontarli e risolverli, sarebbe opportuna una rilettura delle norme di legge e dei regolamenti che disciplinano la gestione dei centri per immigrati. Infatti, c’è molta confusione, anche a livello politico, su quali e quante siano queste strutture (tutte carenti, da anni, sul piano strutturale, gestionale, igienico-sanitario) e, soprattutto, sulle funzioni loro attribuite. Proviamo, allora, a riepilogare la situazione di tali centri (tra parentesi il riferimento normativo che li prevede), che sono riconducibili a quattro tipologie: centri di soccorso e di prima assistenza (Cspa), centri di prima accoglienza (Cpa), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie). Nei Cspa (dpr 31 agosto 1999 n°314 e successive modificazioni), vengono ospitati, per il tempo strettamente necessario, gli stranieri subito dopo uno sbarco e consentono di prestare immediata accoglienza ed assistenza anche di carattere sanitario. Attualmente la ricettività è di 781 posti, disponibili a Lampedusa (381), Cagliari (220) e Ragusa (180).
Nei Cda (decreto legge 30 ottobre 1995 n°451, convertito nella legge 29 dicembre 1995 n°569), vengono ospitati gli stranieri giunti via mare e privi di qualsiasi mezzo di sostentamento, in attesa della identificazione e della eventuale espulsione o respingimento. La valutazione della loro posizione può determinate anche l’autorizzazione al soggiorno. La ricettività, al primo ottobre u.s., era di 2.981 posti ripartiti nelle sedi di Ancona (68), Bari (744), Brindisi (128), Caltanisetta (456), Crotone (729) e Foggia (856). ICara ( decreto legislativo 28 gennaio 2008 n°25 e successive modificazioni), possono ospitare gli stranieri che presentano domanda di asilo subito dopo il loro ingresso irregolare in Italia o nel corso di un controllo di polizia. Non è stato mai emanato il regolamento di attuazione del decreto istitutivo. La ricettività attuale è di 6029 posti che comprendono, in realtà, quelli dei Cara sopraindicati cui si aggiungono Gorizia (138), Roma (650) e Trapani (260). Per cercare di migliorare la pessima situazione delle lente procedure di riconoscimento della protezione internazionale, recentemente, con la legge 97/2013, è stata riconosciuta la possibilità al Ministro dell’Interno di istituire sezioni di membri supplenti per le commissioni territoriali (sono dieci). NeiCie (decreto legislativo 29 luglio 1998 n°286 e successive modificazioni), sulla cui funzione e gestione deficitaria sono ben note le critiche mosse da anni da vari organismi, anche istituzionali, vengono trattenuti gli stranieri da espellere e/o da respingere che non sono rimpatriabili nell’immediatezza ( occorre prestare soccorso, acquisire i documenti di viaggio, indisponibilità del vettore aereo, occorre attendere la convalida o il nulla osta della magistratura ecc…). Dei tredici Cie esistenti su tutto il territorio nazionale solo sette sono, alla data odierna, operativi con una ricettività di 817 persone di cui 626 uomini e 191 donne. Sono chiusi, per i danneggiamenti subiti nel corso di rivolte nei mesi passati, i Cie di Bologna,Brindisi, Catanzaro, Trapani, Crotone, Modena. La ricettività è, dunque, fortemente insufficiente se si pensa che nel 2013, al primo ottobre, su 9.639 richieste di trattenimento non ne sono state soddisfatte 5.391. Nell’intero 2012, su 18.948 richieste fatte dalle varie Questure, non fu possibile assegnarne 14.340 (fonte, Ministero dell’Interno).
Insomma c’è molto da lavorare in questo ambito e l’unica seria risposta che la politica e le istituzioni possono dare dopo Lampedusa ( e prima ancora che ci siano altre stragi), è quella di migliorare il sistema di soccorso e accoglienza per renderlo rispettoso dei diritti delle persone e non degradato, da paese incivile, come l’attuale. Il passo successivo è quello di riformulare un nuovo testo unico sull’immigrazione abrogando tutte quelle vergognose norme introdotte negli anni passati per soddisfare le “esigenze” elettorali della Lega Nord.