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Gioco d’azzardo, oltre il danno la beffa

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Nel mese di settembre Francesco Fiore, rovinato dalla dipendenza dalle slot, aveva lanciato su Change.org la petizione #noscontiazzardo sottoscritta da 28.000 persone, per chiedere che non venissero fatti sconti da parte del Governo ai signori dell’azzardo. La scorsa settimana invece, per l’esattezza il 15 ottobre, con l’approvazione dell’emendamento sul Decreto Imu in aula della Camera, i concessionari di giochi cui sono stati contestati 98 miliardi di evasione dalla Corte dei Conti, hanno ricevuto davvero un bel regalo. Secondo l’emendamento, se costoro pagheranno subito e in un’unica soluzione il loro debito col Fisco, avranno uno sconto dell’80% sul danno quantificato nella sentenza di primo grado.

Nel 2012, infatti, dopo oltre cinque anni di battaglie legali, la Corte dei Conti aveva comminato una multa record da 2,5 miliardi di euro a dieci concessionarie di slot machines che non avevano collegato le macchine alla rete dei Monopoli. Questa ‘dimenticanza’, andata avanti per anni, prevedeva multe pari a 50 euro per ogni ora di attività ‘non collegata’ e dunque non controllabile.

Francesco Fiore invece sa molto bene che i suoi debiti e le sue tasse li dovrà pagare tutti e non chiede nessuno sconto: “E’ difficile rendersi conto di essere malati e ancora più difficile è uscire dalla dipendenza. Purtroppo ne sono uscito solo quando ho toccato il fondo. Ho perso tutto: prima tutti i miei risparmi, successivamente la mia agenzia immobiliare che gestivo da ormai 12 anni, infine mia figlia che si è trasferita all’estero con la mia ex-moglie. E per ultimo ho perso la speranza di farcela. Dal 2004 al 2007 ho perso alle slot-machine una media di 1.000 euro al mese. Oggi mi sto dando da fare per pagare tutti i miei debiti e le tasse, com’è giusto che sia. Ma trovo profondamente ingiusto che lo Stato mostri benevolenza verso le società che hanno fatto grandi profitti con il gioco d’azzardo senza pagare le tasse che avrebbero dovuto, aumentando quello che era già un sostanzioso sconto”.

Secondo l’associazione Libera, il gioco d’azzardo è la terza impresa del Paese con i suoi 76,1 miliardi di euro di fatturato legale, cui vanno aggiunti, con una stima sicuramente approssimata per difetto, i 10 miliardi di quello illegale.

La storia puzza di lobbismo all’italiana, quello neocorporativista basato su rapporti diretti tra lobbista e decisore politico. Eppure il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, osserva che “fino a ieri questi operatori non pagavano, ora iniziano a pagare per una cifra che comunque serve a coprire e che indica una linea di riferimento generale che il Governo sta adottando”.

Ma andando avanti a condoni, non si rischia di creare una clima che incentiva l’evasione, in attesa della prossima sanatoria?


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